La notizia è di quelle che, alla vigilia di un voto come quello provinciale, fanno molto rumore. Mena Laudato, sindaco di Arpaise, coscienza da sempre critica all’interno del Pd sannita, non andrà a votare il 10 gennaio e annuncia la sua uscita dalla segreteria provinciale del partito. In questa intervista Mena Laudato pone alla base della sofferta decisione il ritardo col quale continua ad essere elusa la questione della strada provinciale 1 Benevento-Ciardelli che langue ormai da sei anni. E tuttavia la requisitoria della Laudato finisce per essere un atto di accusa forte di carattere politico.
“È già da qualche anno che avrei dovuto intervenire pubblicamente sulla questione Provincia e faccio ammenda prima con i miei concittadini di Arpaise e poi con l’opinione pubblica più in generale per il grave e colpevole ritardo”, dice Laudato che poi articola la scelta di rendere pubblica la sua posizione proprio in questo momento. “Ho scelto di intervenire in questi giorni dopo aver lavorato con incontri pubblici, con sollecitazioni continue utilizzando anche lo strumento Pd nel falso convincimento che un partito serio ed importante quale è il mio non poteva sottrarsi a favorire la soluzione di un problema annoso così pesantemente dannoso per la popolazione di molti paesi beneventani ed avellinesi lungo la SP1. Nulla di fatto”. Il j’accuse di Mena Ludato punta dritto al cuore del problema che secondo il sindaco di Arpaise è la gestione fallimentare dell’attuale presidente Ricci. “Se la Regione ha dimostrato da più di un anno attenzione a questa importante strada e l’ha inserita nel suo piano regionale, la provincia dorme con i suoi politici e i suoi tecnici millantatori!” Tira in ballo le polemiche aspre tra Mastella e Ricci, distanti anni luce dagli interessi della gente. “La politica, purtroppo, per chi l’ha vissuta con passione, dedizione e il proprio portafoglio e diventata sempre più uno spazio per comparse”.
Un’analisi lucida e al tempo stesso spietata ma consapevole di provocare scossoni rilevanti dal punto di vista strettamente politico. “Si potrà valutare politicamente non corretta e strumentalizzabile una sortita poco prima del voto per la Provincia”, sottolinea, ma rimarca che la sua posizione di sindaco di Arpaise rende improcrastinabile un atteggiamento simile. “Ci chiediamo come amministratori locali e quindi grandi elettori di tutti questi volenterosi candidati perché mai dovremmo andare a votare? Alcuni amici vecchi eletti hanno già dimostrato scarsa propensione al perseguimento di obiettivi e per quelli che lo fanno per la prima volta ho difficoltà ad intravvedere elementi che possano giustificare la loro presenza tra gli scranni della sala provinciale”. Accusa Cataudo di non aver profuso alcun impegno, nonostante la frana interessi anche la sua comunità e annuncia. “Gli amministratori di Arpaise diserteranno le urne e dopo 45 anni è la prima volta che sperimenterò questa grave e dura protesta. Spero che qualche altro amministratore provi il nostro stesso disgusto”. Non uscirà dal PD, “a meno che qualcuno non mi cacci”, dice ironica, ma invita il partito ad avere un programma più marcatamente di sinistra. Conferma la sua uscita dalla segreteria. “Certo non potrò più esserne membro ma non mi si potrà impedire, da militante, di valutare negativamente l’assenza di dialogo che regna nel partito”. Insomma, una gatta da pelare non da poco per il PD e per la sua leadership decariana.