Fausto Pepe esce allo scoperto e mette nel mirino Mastella ed anche Del Basso De Caro. “Io non mi chiamo fuori dal problema del crack finanziario del comune perché sono parte in causa”, dice a De Caro. Ma è a Mastella, tra una vignetta e l’altra, che Pepe riserva parole “chiocce”. “Mastella mi accusa di avere accumulato i 101 milioni di euro che oggi sono alla base dell’ipotesi di dissesto e allora o mente oppure non sa leggere le carte e non so quale delle due cose sia più grave”. Pepe chiede al suo successore di scusarsi con la città per l’incompetenza con la quale sta gestendo la cosa pubblica. Insomma Pepe ha l’impressione, mica tanto inverosimile, che stia fungendo da vaso di coccio tra fasi di ferro e allora decide la sortita e di smarcarsi dall’ortodossia del suo partito e di liberarsi definitivamente di quella etichetta di mastelliano che porta cucita addosso dal primo giorno da sindaco della città. Insieme al Professore Coppola e a ex membri del suo esecutivo snocciola i dati a difesa del proprio operato