AVELLINO – “Chi vota sì alla nostra riforma vota per il cambiamento, per la crescita del nostro Paese, prima di tutto nell’interesse dei cittadini”. In attesa della data del referendum costituzionale, la ministra Maria Elena Boschi, ad Avellino per un incontro organizzato dai locali comitati per il “Si’”, prova a fare chiarezza sulle priorità della riforma ed a smussare gli angoli di una contrapposizione politica sempre più accesa. “Con il voto per la riforma costituzione non si voterà anche per la legge elettorale. Anzi, possiamo dire che nel caso di vittoria del sì basterà una minoranza parlamentare perché anche l’Italicum sia sottoposto al vaglio della Corte Costituzionale. Con la riforma elettorale non si vota nè per il Pd nè per gli altri partiti che sostengono questo governo. La politica non c’entra, nonostante qualcuno si sforzi di far pensare il contrario. Così come è giusto precisare che questa riforma non incide sui poteri del governo, non c’è nessun rischio di deriva autoritaria. Così come anche il presidente della Repubblica conserverà i suoi poteri”.
La Boschi precisa anche che la riforma incide solo sulla seconda parte della Costituzione. “La prima parte, e quindi tutti i principi cardine che regolano la nostra vita, non sono in discussione, non sono assolutamente toccati dalla nostra riforma”. Sono altri i punti interessati. “Si vota sulla fine del bicameralismo perfetto, per la riduzione del numero dei parlamentari, per il superamento del rapporto Stato-Regioni. Chi pensa, legittimamente, di votare no, lo deve fare sapendo di cosa si discute, cosa c’è davvero in gioco. Sappiamo benissimo che questa riforma non è la soluzione a tutti nostri problemi, sappiamo benissimo che il lavoro da fare è ancora tanto, ma è un segnale di cambiamento importante. Quelli che dicono che basta aspettare sei mesi per avere una riforma ideale sono gli stessi che in 30 anni non sono riusciti a riformare questo Paese”. Tra le priorità c’è la riorganizzazione della macchina amministrativa, “una semplificazione di cui si gioveranno prima di tutto i cittadini, gli imprenditori. L’attuale sistema complica ogni passaggio ed ha anche accentuato le differenze tra Nord e Sud. Riportare alcune competenze in capo allo Stato vuol dire semplificare e non costringere gli italiani ad inseguire venti legislazioni differenti. E’ così che si spiega la presenza dei sindaci e dei consiglieri regionali nel nuovo Senato: la stragrande maggioranza delle leggi sarà prodotta da una sola Camera, ma l’altra dovrà coinvolgere e tenere ben presenti le esigenze dei singoli territori”.