BENEVENTO- Al President in scena una commedia già vista con un gioco delle parti che si è ripetuto puntuale, un po stucchevole, ma indicativo delle condizioni in cui versa oggi il partito. E sono condizioni tipiche di un degente cui ancora non hanno sciolto la prognosi dopo un sinistro, con margini di recupero possibili ma a lunga scadenza. Un partito la cui maggioranza conferma l’arrocco e chi dissente lo fa in ordine sparso, senza collegamento con altre anime poco propense al modus agendi decariano. In definitiva i lealpepisti costituiscono una voce dissonante ma sterile la cui unica speranza di costituire un’alternativa valida e credibile sta nel ritorno alla politica e i nardoniani, che in quest’ultimo frangente sembrano scendere dall’iperuranio nel quale si erano relegati, e pongono il problema della condivisione analitica della sconfitta attraverso il dialogo. Nel frattempo di nuovo c’è l’entrata sulla ribalta politica piddina di De Lorenzo Jr, figlio di Peppino, un neofita cui l’ala riformista pone sulle spalle la responsabilità di rifondare il partito.
De Lorenzo candidato unico e questo la dice lunga. E allora finiscono per costituire mera cronaca le polemiche in coda all’assemblea sulla giustezza o meno delle procedure sollevate da Molinaro o Zollo passando per Annalibera Refuto. Sulle quali è però risoluto Fausto Pepe
Ma Fausto rivendica l’assoluta improcrastinabilità del confronto e dell’analisi che però ieri non era all’ordine del giorno.