BENEVENTO- La maggioranza decariana riparte dalla segreteria Valentino che vara la sua prima squadra composta di venti elementi, tra vecchia guardia e giovani. Un processo vero e proprio di analisi della tremenda sconfitta non si palesa all’orizzonte, questo è nei fatti. De Caro ha impresso il sigillo della continuità non ravvedendo alcuna responsabilità sua e del suo gruppo dirigente per la sconfitta di giugno. D’altra parte lo ha detto chiaro e tondo scaraventando tutta la colpa della debacle sulla rappresentanza cittadina del PD. Umberto sa bene che così non è ma avverte l’esigenza di blindare le macerie e tentare di preservare il controllo del partito in vista di un 2018 che non è troppo lontano. Il momento è delicato e bisogna agire di rimessa rafforzando il fortino difensivo anche perchè all’orizzonte l’asse Mastella-De Luca potrebbe avere effetti assai poco rassicuranti. Nel frattempo la minoranza PD, si riunisce e analizza il rovescio elettorale in città capoluogo e in provincia. “La sconfitta degli scorsi 5 e 19 giugno”, riporta una nota della minoranza, “avrebbe richiesto una seria analisi all’interno del Partito Democratico, attraverso la convocazione degli organismi dirigenti di cui ad oggi ancora non si ha traccia, in una logica di superamento di una condizione responsabile di un risultato così negativo. Il gruppo dirigente del PD, in tal modo, dimostra di non aver compreso che l’attuale fase è la più grave e drammatica che il partito locale abbia vissuto, tenuto conto che le sconfitte più rilevanti sono avvenute non in linea con quanto accaduto nella altre città italiane, bensì riproponendo protagonisti, schemi politici e culturali appartenenti alla Prima Repubblica”. “Queste sconfitte”, prosegue la nota, “rappresentano la misura di quanto la classe dirigente di questo partito abbia fallito in termini di condivisione, di proposta e di lettura della società favorendo in maniera autoreferente sempre e solo la salvaguardia di se stessi”. Inevitabile il riferimento alla composizione della segreteria provinciale decisa “senza un dibattito politico della direzione provinciale, pletorica nella sua composizione numerica e non rappresentativa delle diverse sensibilità del partito”. Fausto Pepe e chi da sempre non si riconosce nella leadership decarian-riformista ribadiscono “la necessità di avviare una vera fase di rilancio dell’azione del partito che non può che avvenire attraverso una seria assunzione di responsabilità a tutti i livelli e attraverso, prima di tutto, l’azzeramento degli organismi dirigenti”.