BENEVENTO- Il Movimento 5Stelle non è stato determinante per la vittoria elettorale di Clemente Mastella. Con questa affermazione il meetup grillino aveva allontanato da se la colpa di avere contribuito alla disfatta del centrosinistra e lo aveva fatto con una serie di argomentazioni anche tecniche sui flussi di voto e sul fenomeno dell’astensionismo, assai vasto, che in definitiva aveva consentito l’elezione di Mastella con una percentuale bassa. Puntuale arriva la nota di Pasquale Viespoli che, prelude, non intende rinfocolare polemiche sterili ma solo puntualizzare. “Al ballottaggio, al di là della logica del “meno peggio”, esprimere comunque un voto contro il Pd e il governo Reni o contribuire a “scegliersi” l’avversario, è una decisione che dà senso politico alla libertà di scelta suggerita dai grillini che, appunto, significa scegliere l’uno o l’altro candidato”, attacca Viespoli. “Una parte dell’elettorato che al primo turno ha votato 5Stelle, ha preferito Mastella, peraltro, in continuità, a nostro avviso, con una campagna elettorale del Movimento grillino improntata, prevalentemente, contro la continuità rappresentata da Del Vecchio. A ciò si aggiunga l’abilità politica e tattica di Mastella che ha utilizzato temi e toni graditi all’elettorato grillino. Non è un caso, peraltro, che da una parte Mastella abbia ringraziato il M5S e che dall’altra si affermi, come è accaduto in dichiarazioni recentissime, soprattutto da parte di esponenti grillini, la convergenza programmatica con il neosindaco come buon auspicio per il confronto istituzionale. Per affermare la teoria del travaso centrosinistra-Mastella, Farese e Sguera sostengono una perdita di 4000 voti da parte di Del Vecchio. In realtà, non è così: tra il primo e il secondo turno, Del Vecchio ha perso “solo” 2.449 voti. Sicchè negare che i grillini abbiano preferito la stella cadente all’astro nascente, diventa politicamente incomprensibile, anche perché riconoscere l’incidenza del voto a 5 Stelle, depotenzia politicamente il risultato di Mastella, perché vuol dire riconoscere in quel 35% sulla totalità degli aventi diritto, una componente di consenso già oggi potenzialmente di opposizione”.