BENEVENTO- Marcello Palladino si è dimesso dalla carica di segretario cittadino del PD affidando a Facebook la sua volontà di farsi da parte. E’ proprio dalle colonne del social che si legge dell’intenzione di abbandonare la carica per favorire la ricostruzione del partito e augurando, con parole “devote” buon lavoro a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che fanno parte del PD. E pertanto, Palladino è la prima vittima della catastrofica sconfitta democratica di domenica. Non tra i maggiori responsabili, però. Benevento e San Giorgio del Sannio rappresentano due ferite aperte la cui cicatrizzazione non sarà indolore come non sarà indolore la resa dei conti tutta interna al partito. E se poi ci mettiamo anche la disfatta di Ada Renzi a Dugenta il quadro che ne deriva è angosciante. Si apre di fatto la crisi del partito democratico. E dai socials già si può intuire che per il PD sarà una stagione di forti tensioni. Anche Francesco Nardone rompe gli indugi e sbotta: “a Palladino come a Raffaele Del Vecchio la mia solidarietà umana e politica. La mia solidarietà invece non va a chi pensa di cavarsela con quattro dichiarazioni di facciata. A questo partito e ai suoi dirigenti, me compreso, serve un bagno di umiltà e una profonda riflessione. La politica è un mezzo per cambiare le cose, non il fine per la conservazione del potere”. Le dimissioni di Palladino aprono di fatto la crisi nel PD. Crisi è parola greca che indica il passaggio da una fase all’altra e questo è uno spartiacque storico perchè nel prossimo futuro si capirà se la palingenesi produrrà frutti oppure si farà strada una sorta di “normalizzazione decariana”. Molto dipende dal grado di forza col quale De Caro saprà reagire alla sconfitta che è sua in primis. Se saprà accompagnare, magari facendo qualche passo indietro, il processo di cambiamento necessario e se saprà dare risposte alle inevitabili domande che saliranno dalla base e non soltanto. E’ una momento estremamente delicato per un partito che probabilmente non può più permettersi il centralismo umbertino. Ma la domanda vera è: esiste un vero ricambio ad una leadership agonizzante? Al momento forse no ma il lavoro da fare è lungo e la strada lastricata di difficoltà.