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Il momento degli outsiders

Il momento degli outsiders

12 Giugno 2016 | by Enzo Colarusso
Il momento degli outsiders
Politica
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BENEVENTO- Raffaele Tibaldi e Vittoria Principe hanno fatto la loro scelta: il primo aderirà alle sorti di Del Vecchio, la seconda si aggregherà a Mastella. Non si tratta di una sorpresa che i candidati minori, alla fine, decidano di schierarsi, anche in barba alle dichiarazioni di qualche giorno fa. E d’altra parte chi si stupisce dei rapidi e ripidi giri di valzer dimostra di avere una gran dose di ingenuità; cose del genere in politica non debbono costituire motivo di stupore. Transeat anche sul profluvio torrenziale di comunicati stampa che i due contendenti redaggono a velocità supersonica rendendo complicato anche il nostro mestiere, visto che stargli dietro presuppone un livello di concentrazione massimo. Il pronostico sul grado di incidenza degli outsiders è facilmente confermato. Quando la vittoria è appesa al filo, ammesso che sarà così, contano e tanto anche i mezzi voti che arrivano dalle parti le più disparate o per lo meno gli orientamenti di voto che gli outsiders, di cui sopra, sono in grado di assicurare al campione di riferimento. Che, dal canto suo, giudica negativamente le adesioni appannaggio dell’altro per poi considerare saggiamente positive quelle a favore. E’ il gioco delle parti dal quale sembra defilarsi il Movimento 5Stelle che lascerà libertà di voto al proprio elettorato come ampiamente confermato dalla stessa Farese. Eppure, sotto sotto, una buona parte dei grillini fa il tifo per Mastella. Il personaggio è aborrito ma garantisce una certa indipendenza di manovra se eletto, al contrario del rivale che deve rendere conto. Averne tre o quattro di rappresentanti, al Movimento, o a parte di esso, importa relativamente. Molto più pregnante è l’autonomia che Mastella può esercitare nel dover prendere delle decisioni, una certa qual fluidità, nel bene o nel male, che sarebbe garanzia di dibattito aperto e sincero tra le mura del consiglio comunale senza passare da Largo Guerrazzi o da qualche altra stanza che non stia a Palazzo Mosti. Una capacità autocratica che Raffaele Del Vecchio appare non avere anche se negli ultimi tempi ha preso le distanze da certe pressioni ed è apparso più sicuro di se, più credibile, anche più sereno; apprezzabile, per esempio, la disinvoltura con la quale ha spento le polemiche sugli assessorati. Tornando alle dichiarazioni di voto, all’appello manca solo Ucci che però ha già fatto sapere che lui non ha alcuna intenzione di “apparentarsi”. Ucci, probabilmente, rappresenta la sorpresa in positivo di questa tornata elettorale. Per certi aspetti “il vincitore morale” della tenzone. Ha condotto con sobrietà la sua campagna resistendo allo scetticismo di alcuni ambienti che poi hanno finito per affiancarlo e per molti aspetti contribuendo a spaccare il fronte moderato e di destra già a pezzi per conto suo. Ucci farà parte per se stesso in attesa di capire come si atteggerà Viespoli che sirene più o meno credibili danno orientato per la causa di Del Vecchio.

tibaldi                                   principe                                       ucci

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