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La nota di Antonio Giuseppe Simeone

La nota di Antonio Giuseppe Simeone

24 Maggio 2016 | by redazione Labtv
La nota di Antonio Giuseppe Simeone
Politica
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ROTONDI – A Rotondi i candidati si danno da fare e proprio uno di loro motiva la sua canidatura. Si tratta di Antonio Giuseppe Simeone, candidato alla carica di consigliere comunale per la lista “Viviamo Rotondi” guidata da Antonio Russo.

«Ho accettato di ricandidarmi perché ha prevalso in me la volontà di dare continuità all’impegno che ho iniziato anni fa, nella consapevolezza che ci sia ancora tanto lavoro da compiere per il benessere della nostra collettività. Ho la convinzione che sia necessario insistere nello sforzo di invertire la tendenza al disimpegno, alla delusione, all’astensionismo, al progressivo allontanamento dalla politica. Il vero problema è superare e vincere il diffuso senso di smarrimento. Vincere la sensazione che la crisi politica abbia travolto tutto e tutti. Credere che un rinnovamento ed una ripartenza siano possibili. Credere che i segni di una nuova speranza siano ancora tracciabili».

«Il mio desiderio – continua – più grande è poter riaffermare che esiste ancora la possibilità di ripartire, di rinnovare di cambiare. Questo è il dovere che ci deriva solo dal fatto di avere un futuro. Dalla esigenza di farlo diventare migliore per noi, ma soprattutto per i nostri figli. È nostro dovere fermare la deriva autodistruttiva che sta deteriorando l’ambiente e le relazioni tra gli uomini. Bisogna far capire che in un mondo in cui prevalgono le polemiche, gli scontri, gli opportunismi, le divisioni e gli scandali è ancora possibile scegliere di riedificare. Mi rendo conto che è come proporre una politica di pace in tempo di guerra, ma non ci sono alternative all’impegno diretto e personale. Bisogna rendersi conto che subendo percorsi non partecipativi, non conditi dalla proposizione critica e dal coinvolgimento attivo si firmano pericolose cambiali in bianco. Bisogna armarsi della consapevolezza che è possibile ricostruire anche con una politica mite, fatta fuori dal clamore e dal rumore della polemica. Una politica fatta di gesti semplici e di buon senso. Fatta di rispetto, ma anche di decisioni convinte. Fatta di futuro per tutti e non solo per pochi privilegiati.

Non voglio peccare di presunzione, ma è quello che, fuori dal clamore e dalle inutili polemiche, ho tentato di fare in questi anni. È quello che ho tentato di fare costantemente, senza urlare, ma con decisione negli anni passati. È quello che mi ripropongo, se sarò eletto, nei prossimi cinque».

«Mi rivolgo prevalentemente – ancora -, quindi, verso coloro che non vorrebbero più votare. L’astensionismo è accettazione passiva di ciò che decidono gli altri. L’astensionismo è rinunciare ad incidere sul proprio futuro. È soprattutto a quest’area della rassegnazione che chiedo il consenso, raccomandando di non restare nell’isolamento o di dare deleghe in bianco. Non chiedo, infine, un consenso su dei programmi pieni di promesse mirabolanti. Sarebbe troppo elettoralistico. Lo chiedo su quello che silenziosamente ho cercato di svolgere nel recente passato: una politica di gesti semplici, ma concreti. Chiedo di poter diventare un segno di speranza, un segno di quel rinnovamento della politica che ci è tanto necessario. Quel rinnovamento che, ormai, è diventato indispensabile».

«Per concludere – dice – associo il mio desiderio a queste belle parole, sperando che possano diventare fatti: «La politica è arte nobile, la politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri».

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