BENEVENTO- Tibaldi a Palazzo Mosti per lanciare il suo programma. Che è in sostanza un cahier de doleance, un elenco di problemi da affrontare e a cui dare risposte. Su tutto però spicca la decisione di Daniele Attanasio di abbandonare la corsa elettorale. Attanasio è uno dei due uomini feriti nella notte tra il 17 e il 18 maggio al Rione Libertà. In una missiva, letta dallo stesso Tibaldi, Attanasio decide di interrompere la sua avventura pur essendo, scrive, la parte lesa della vicenda che lo riguarda. “Avrei voluto fare qualcosa di importante per il mio quartiere”, scrive, “ma ho deciso di farmi da parte per consentire agli inquirenti di fare luce su questo caso ed anche perchè non posso muovermi e non sto tranquillo”. Attanasio ringrazia Tibaldi per la fiducia accordatagli che pubblicamente lo ringrazia per le parole accorate, forse anche suggerite, ma che inducono l’avvocato a qualche critica nei confronti dell’informazione “per le molte chiacchiere che sono state spese a proposito di questa vicenda” e si riferisce alla eco che Il Mattino ha dato alla notizia di quel ferimento. Nella lettera lo stesso Attanasio faceva riferimento alla sconvenienza di un suo ulteriore impegno nella lista Polo Civico e alla giustezza della decisione di fare il fatidico passo indietro. La lettera di Attanasio, da un punto di vista strettamente tecnico, è il clou della conferenza stampa di Tibaldi. Le cui impostazioni sono note al grande pubblico così come è nota la sua schiettezza ai margini estremi della brutalità e della quale non fa alcun esercizio di prudenza a prescindere dai luoghi in cui si trovi. Tutto questo fa di Tibaldi un personaggio unico sulla scena politica con i suoi pregi e qualche difetto. Nella conferenza stampa attacca Mastella che si sottrae ai confronti e per il quale Benevento vale Caserta o Calcutta, basta che si voti. I debiti fuori bilancio e il rischio dissesto. Tibaldi ha già espresso questo concetto: il dissesto è nei fatti ma non si può dichiararlo altrimenti coloro che lo hanno dichiarato dovrebbero assumersi la responsabilità politica e gestionale del default. Torna sul discorso della riduzione della durata del mandato del sindaco da 5 a 3 anni e provocatoriamente lancia il messaggio che Benevento sia la più bella città della Campania e che sono i beneventani a non accorgersene. Il che è trasferibile a Napoli, basta rammentare il paragone eduardiano tra il presepe e i pastori. Tibaldi chiama in causa i ragazzi e a ribellarsi alla rassegnazione. “Siamo noi l’alternativa”, arringa, “saremmo in grado di affrontare benissimo i problemi perchè siamo beneventani e li conosciamo bene. Finale sul nuovo piano ospedaliero. Anche Tibaldi si iscrive al partito dei delusi. “Chiude lo Psaut di San Bartolomeo, chiude Cerreto”, per altro già fortemente ridimensionato illo tempore, “sta chiudendo Sant’Agata e il Rummo è ormai una depandance di Avellino”. Rimpiange la Mussi, qualcuno la ricorderà a capo del Civile, e lancia l’allarme sanità a Benevento. La Sanità è di tutti, dice chiudendo la sua conferenza stampa.