Parla il reprobo del Psi, quel Giovanni Chiusolo che aprì la crisi del suo partito non aderendo alla volontà di quel sodalizio di seguire le sorti politiche di Vittoria Principe. E Chiusolo fa sapere di volere abbandonare il partito non senza lanciare fendenti assai acuti ai suoi ex sodali. Presagisce un futuro assai sbandato per gli squittanti suoi excommilitoni ai quali però augura di potere essere guidati “dal leader D’Aronzo, dall’italiano assai incerto”, sogghigna, “che saprà ben traghettare, come fece per sua volontà nel 2011, la navicella socialista in mari calmi e verso albe boreali”. Poi l’affondo chiusoliano che va a parare dalle parti del magro bottino elettorale del suo interlocutore definendolo ironicamente “uomo di coerenza politica”. L’ex segretario cittadino socialista è un fiume in piena. Sbertucciando con raro sarcasmo il suo ex leader, Chiusolo da lezioni di sapienza letteraria citando il de Saavedra, ai più noto come Cervantes, nel paragonare D’Aronzo a Don Chisciotte e presumibilmente Del Sorbo a Sancho Panza nell’operazione aggancio alla Principe. Non replicherà Chiusolo alla prevedibile controreplica di D’Aronzo che accusa di dismorfofobia politica.