Sarò il sindaco della responsabilizzazione e lavorerò perchè tutti concorrano alla rinascita di Benevento ognuno collaborando nel proprio piccolo alla grande opera di rilancio che mi propongo di realizzare. Così Clemente Mastella al varo del suo quartier generale di via Moro da dove condurrà la sua campagna elettorale che di fatto è già cominciata con l’esordio all’Hotel Traiano, proseguita al President con la presentazione dei sei consiglieri di avanguardia, potremo dire, e approdata alla inaugurazione oggi del comitato elettorale “Mastella sindaco” con la presentazione delle due liste, “Noi sanniti per Mastella” e “Lista Mastella” . Ribadite, in larga parte, le intenzioni che hanno portato l’ex ministro a intraprendere la strada della candidatura e cioè la volontà di donare il residuo della sua attività politica alla città di Benevento, ma a questo neppure lui ci crede, mentre è più plausibile che realmente abbia voglia di reinventarsi una seconda vita politica operando il miracolo beneventano. “Non ho la bacchetta magica”, dice, ” e neanche un’età verde” per cui chiama al gran lavoro di equipe quanti riterrà all’altezza di potergli dare una mano nell’improbo lavoro per il quale si getta nell’agone elettorale. Un Mastella del fare in contrasto ai suoi avversari del Pd che invece hanno chiuso quanto lui invece ha aperto. E allora riecco il Conservatorio, la Scuola Allievi Carabinieri, l’Università, tanto per citare le cose più importanti e se le Parche della politica non gli avessero voltato le spalle in quel concitato 2008 anche la Scuola di Magistratura “in quel proficuo anno e mezzo di governo cittadino prima che Pepe facesse altre scelte”. Insomma, un Clemente che ribadisce l’offerta che porge alla città: votare per me se si ritiene di cambiare oppure per il centrosinistra se si apprezzano i dieci anni di governo del PD. Non menziona i Cinque Stelle, dei quali traccia il giudizio poco lusinghiero delle città in cui hanno amministrato, e men che mai la destra che a suo dire è sparita dopo che anche Capezzone si ritrova a braccetto con De Caro. Non una parola su Viespoli e un vago riferimento a Forza Italia in cui “rimanemmo ma da indipendenti per un periodo breve”. Laddove Clemente non è clemente affatto è nel giudizio sul suo rivale Del Vecchio che lo aveva liquidato come un pensionato d’oro adatto soltanto per raccontare le sue memorie.
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