Alla fine Fausto Pepe rompe gli indugi e scarica Gino Abbate. Alle primarie del PD sosterrà Cosimo Lepore che così sarà lo sfidante di Del Vecchio. Un challenger di tutta comodità, suggerito dagli stessi ambienti della maggioranza, e che di fatto chiude ai lealpepisti ogni prerogativa di autonomia politica in seno ad un partito pienamente nelle mani di De Caro. Che dimostra, al contrario dei suoi interlocutori, ovemai ce ne fosse bisogno, di possedere carisma e personalità ignote a coloro che lo vorrebbero sfidare. Fausto, che in teoria i numeri li avrebbe, finisce per prendere atto della limitata agibilità politica cui l’imposizione di Lepore lo condanna e a meno di clamorose smentite si congeda dalla scena politica, agli allori della quale lo condusse lo strappo da Mastella nel 2009. Per De Caro, che gioca la partita su due tavoli, chiusa la pratica interna c’è ora quella esterna. Con Mastella c’è sostanzialmente un patto di non belligeranza mentre tenterà di ricucire con i De Mita per riportare l’Udc al tavolo del gioco. Ma a prescindere se vi riuscirà o meno è sempre lui che da le carte ed è una delle poche cose certe di questo caotico periodo.