L’importantissima notizia della presentazione del piano Transizione 5.0, contenuto nel decreto legge Pnrr, approvato dal consiglio dei ministri il 26 febbraio e atteso da mesi dalle imprese che in diversi casi hanno sospeso gli investimenti in vista dei nuovi crediti d’imposta, sta per divenire legge dopo l’approvazione di due attesi decreti attuativi.
Un’importante novità per le imprese e gli imprenditori che possono cogliere nuove opportunità per la propria realtà economica e commerciale. Umberto Pagano, consulente ed esperto di internazionalizzazione, sta promuovendo approfondimenti specifici e incontri formativi per la comprensione delle nuove direttive legate al credito d’imposta 5.0.
“Il programma, che dispone di una dote di 6,3 miliardi di fondi europei del RepowerEu, punta a incentivare progetti di innovazione effettuati nel 2024 e 2025 che conseguono una riduzione dei consumi energetici.
Sono agevolabili gli investimenti (acquisto o leasing) in beni strumentali materiali (macchine utensili, robot, magazzini automatizzati) e immateriali (software) tecnologicamente avanzati e interconnessi ai sistemi di fabbrica indicati nella legge di bilancio 2017 che aveva definito il piano Industria 4.0, a condizione che siano usati in progetti di innovazione che riducano i consumi energetici della struttura produttiva di almeno il 3% (oppure i processi interessati dall’investimento almeno del 5%)”, ha ribadito il consulente Umberto Pagano.
Gli esperti registrano un ampliamento rispetto alla vecchia platea di beni: vengono ricompresi anche software o applicazioni per il monitoraggio dei consumi e dell’energia autoprodotta o che introducono meccanismi di efficienza energetica.
In aggiunta, nell’ambito dei progetti di innovazione che sono superiori a un importo di 40mila euro, si può accedere anche ad importanti agevolazioni per investimenti in impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile destinata all’autoconsumo, escluse le biomasse.
Per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici, sono ammessi solo quelli inseriti nel registro Enea: quindi prodotti nella Ue e classificati secondo tre livelli di alta efficienza. Anche le spese di formazione sulle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica sono agevolabili, ma solo entro il 10% degli investimenti totali.
“Per investimenti fino a 2,5 milioni il credito di imposta arriverà al 45% nella terza classe di efficienza energetica, cioè quella che darà risultati migliori di risparmio (almeno il 10% per l’unità produttiva o 15% per il processo). Si scende a un credito d’imposta al 40% e al 35% nella seconda classe di risparmio (dal 6 a 10% per unità produttiva e 10-15% per il processo) e nella prima (rispettivamente dal 3 al 6% e dal 5 al 10%).
L’intensità dell’aiuto cala all’aumentare dell’investimento, secondo la logica di premiare di più le piccole e medie aziende rispetto ai grandi gruppi”, ribadisce l’esperto Umberto Pagano.
Il piano 5.0 non cancella i crediti di imposta di Transizione 4.0 che restano in vigore per chi effettua investimenti in digitalizzazione che non producono però un predeterminato risparmio energetico.
Ma, in relazione ai medesimi costi ammissibili, le due agevolazioni non sono cumulabili tra loro. Infine, importante è ribadire che il “bonus” non scatta per gli investimenti in settori non compatibili con il principio Ue Dnsh (non arrecare danni significativi all’ambiente), a partire dalle attività direttamente connesse ai combustibili fossili, nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle Tlc, della depurazione delle acque e della raccolta e smaltimento dei rifiuti.
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