Penalizza le piccole e medie imprese ed esclude il settore della banda larga. Queste sono le critiche che Antonella Oliviero, imprenditrice campana, esprime nei confronti del nuovo Bonus ZES Unica che subentra al vecchio Credito di Imposta per il Mezzogiorno e al Credito d’Imposta ZES, validi fino al 2023, e che hanno rappresentanto strumenti molto importanti per lo sviluppo economico e l’occupazione delle aree meridionali.
Due sono gli aspetti del nuovo Bonus Zes Unica che preoccupano gli imprenditori di piccole e medie aziende, come Antonella Oliviero, Ceo di un’azienda che si occupa di internet e comunicazione. Due aspetti preoccupanti del Bonus ZES Unica. Il primo è l’esclusione del settore della banda larga dalle agevolazioni. Una penalizzazione che non colpisce solo i piccoli provider internet, ma tutto l’indotto che nasce attorno al settore, si pensi per esempio alle aziende di comunicazione, come alle software house ecc.
«Come è possibile che la banda larga, uno dei settori trainanti per lo sviluppo tecnologico e la competitività delle imprese, sia escluso, mettendo a rischio così investimenti cruciali per il progresso digitale del nostro Paese, in un mondo sempre più interconnesso?», si chiede Oliviero.
Il secondo aspetto critico è rappresentato dall’aumento dell’importo minimo (da 200mila euro in su) per i progetti di investimento, Una limitazione che colpisce in particolar modo le piccole imprese che sono spesso motori vitali dei territori. Dare un tetto così alto ai progetti di investimento rischia di impedire a queste aziende di accedere a incentivi che sono decisivi per la loro crescita e sostenibilità:
“Non mi piace fare dietrologia, ma mi pare che questo limite sia stato messo apposta per impedire alle piccole aziende di accedere alle misure, come se ci fosse un piano preciso per danneggiarle a favore delle grandi imprese», denuncia Oliviero.
La denuncia di Oliviero chiama in causa i rappresentati politici meridionali che siedono in Parlamento, ma anche le associazioni di categoria. “Dove sono i rappresentanti politici delle nostre terre che siedono in Parlamento? Dove sono le associazioni di categoria, spesso rappresentate da grandi imprenditori, che troppo spesso dimenticano i bisogni e le sfide dei piccoli imprenditori? si chiede Oliviero.
Il tetto massimo dei 200mila euro diventa un macigno sullo spirito di iniziativa di tanti piccoli imprenditori. “Chi fa impresa al Sud dovrebbe essere sostenuto, incoraggiato, con la riduzione delle tasse, con contributi per innovare e far progredire la propria azienda e il territorio in cui opera. Invece il panorama che ci troviamo di fronte pone ostacoli, anziché spalancare delle porte», continua Oliviero.
Il suo appello, tuttavia, va oltre la mera critica. È infatti un invito ai rappresentanti politici del Mezzogiorno a porsi come veri catalizzatori del cambiamento:
“Servono voci che sappiano alzarsi in difesa delle piccole imprese che contribuiscono in modo concreto alla vitalità economica e sociale delle nostre comunità. Siamo fiduciosi che attraverso una collaborazione costruttiva, daremo vita a un futuro in cui l’imprenditorialità sarà celebrata e incoraggiata, portando benefici a tutti” conclude Oliviero.