«Come previsto, anche gli indicatori ufficiali confermano purtroppo che il commercio al dettaglio è in calo, in Irpinia, come nel resto d’Italia. Inflazione e caro-bollette , colpiscono famiglie ed imprese, ed incidono negativamente sui consumi e sulla fiducia nel futuro». Ad affermarlo è Giuseppe Marinelli, presidente della Confesercenti provinciale di Avellino.
«I dati Istat – ha proseguito il dirigente dell’associazione di categoria – certificano infatti una netta inversione delle vendite, che crollano in volume del -6,3% su base annua. Una caduta ancora più pronunciata per i prodotti alimentari (-7,9%) e le piccole superfici, le cui vendite secondo le nostre stime precipitano oltre la soglia del -10% in provincia di Avellino, nello scorso mese, rispetto al 2021. Una flessione più che doppia rispetto a quella della grande distribuzione. La necessità di destinare risorse al pagamento di spese obbligate, in primis alle utenze domestiche, sta erodendo le disponibilità per consumi di altro tipo, in calo anche a causa dell’aumento dei prezzi, trainato a sua volta dal caro-energia. Complessivamente, nel Paese, si prevede che le famiglie bruceranno, per la corsa dell’inflazione, circa 12,1 miliardi di euro di potere d’acquisto solo nella seconda metà del 2022. Un problema che colpisce in particolare i nuclei familiari meno abbienti, per i quali l’inflazione pesa oltre il doppio rispetto alle famiglie di reddito più elevato».
«I consumatori – conclude Marinelli – si apprestano dunque ad affrontare il periodo delle festività natalizie ed il prossimo anno con una disponibilità finanziaria e di spesa fortemente condizionate. Il rallentamento dei consumi delle famiglie non mancherà di avere un forte impatto sulla crescita dell’economia. Per questo, a livello nazionale, Confesercenti chiede oltre alla prosecuzione dei sostegni contro il caro-bollette, interventi mirati al rilancio della domanda interna, a partire dal fisco: il taglio del cuneo previsto dalla manovra è un piccolo passo, ma serve di più. Ad esempio, come sollecitiamo da anni, la detassazione degli aumenti retributivi stabiliti dai Contratti nazionali: un intervento che aiuterebbe la ripartenza della contrattazione e permetterebbe alle famiglie di recuperare almeno in parte il potere d’acquisto perduto. Sarebbero utili, inoltre, iniziative locali che si pongano l’obiettivo di promuovere il negozio di vicinato e le piccole attività».