L’associazione svela l’ipocrisia e denuncia lo spreco di denaro pubblico
I 138 comuni cablati con intervento diretto di Infratel hanno la fibra spenta per l’assenza di operatori interessati, secondo un’indagine del comitato di indirizzo e monitoraggio della società in house del Ministero dello Sviluppo economico.
Una notizia, che – denuncia Assoprovider – è indice di una mala gestione del denaro pubblico: «La domanda che si dovrebbe fare allo stesso Comitato di indirizzo e monitoraggio è chi e come ha deciso di realizzare quelle infrastrutture», sottolinea Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider.
Togliere il velo di ipocrisia da Infratel
Per l’associazione di Isp indipendenti, è “ora di togliere il velo di ipocrisia” posto sul ruolo di Infratel: «Bisogna raccontare la verità e dire che Infratel, dal momento della sua costituzione, non ha mai avuto un indirizzo progettuale chiaro, finendo per svolgere un mero ruolo di “mucca da mungere” per Telecom Italia. Infratel è servita per foraggiare con capitali pubblici infrastrutture necessarie a Telecom per rilegare le proprie centrali ai suoi pop d’area».
Un’affermazione, quella del presidente, che tutti possono verificare, scaricando le mappe del portale Geo4Wip di Infratel e caricandole su un qualsiasi sistema GIS o su Google Earth: «Si vedrà che dove inizia e dove finisce una rete realizzata da Infratel, c’è sempre un pop di Telecom. È la “politica degli spaghettini” (così come li chiamano gli operatori). Ovvero micro reti punto-punto che hanno la sola finalità di far risparmiare a Telecom gli investimenti necessari per completare le sue infrastrutture periferiche ed estendere il suo servizio di banda larga (xDSL)»..
Strategie, che per l’associazione, sono lontane anni luce da una seria politica di infrastrutturazione utile a tutti gli operatori di tlc del Paese.
I piccoli operatori investono denaro proprio per ridurre il digital divide
Infratel, secondo Assoprovider, verrebbe così meno alla sua mission di riduzione del digital divide. Una mission, al contrario, portata avanti dai piccoli operatori autorizzati, come gli ISP membri dell’associazione: «In tante aree a fallimento di mercato, gli operatori con ponti radio FWA e reti locali, costruite con denaro privato, lavorano per ridurre il gap nella connettività di quei territori. Sono gli stessi operatori che sostengono costi elevati per la rete di backhaul necessaria a collegare i propri clienti ai nodi nazionali della Big Internet».
Basta scaricare responsabilità politiche sugli operatori
Assoprovider non può restare impassibile davanti a questo gioco atto a scaricare sugli operatori le responsabilità di un mancato utilizzo della fibra e delle infrastrutture: «È un tentativo di scarica barile di pessimo gusto. Così si nascondono le responsabilità della politica che in queste settimane sta considerando di ricomprare gli asset della rete TIM, dimenticandosi ancora una volta di quelle PMI che ancora oggi contribuiscono a portare la banda larga e ultra larga nel Paese senza alcun contributo economico pubblico».
Assoprovider invita il Comitato di indirizzo e monitoraggio a controllare la posizione delle Reti di Infratel e rispondere alle domande sulle reali funzioni da essa svolte: «Come operatori non ci prestiamo ad essere capro espiatorio, per nascondere altra polvere sotto il tappeto», conclude Bortolotto.