Nascono in Campania i primi due “contratti di rete” nazionali nel comparto olivicolo. L’accordo strutturato va dalla produzione alla commercializzazione. Il primo è “Terre del Sole” che raggruppa 28 aziende agricole – equamente suddivise tra le province di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno – tra cui due da Puglia e Basilicata. La rete è composta da 24 aziende olivicole, tra cui una di trasformazione ed una specializzata nella commercializzazione.
L’altra è “Terre del Sud”, composta da 29 aziende, di cui tre di trasformazione e una di commercializzazione. La composizione anche in questo caso prevede la prevalenza della Campania, più due pugliesi ed una calabrese. Complessivamente i due contratti prevedono investimenti sui servizi in rete per oltre 720 mila euro.
La Campania possiede oltre 74 mila ettari coltivati ad oliveto, di cui il 5% circa con metodi di produzione biologica. Le principali varietà autoctone campane sono: l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno.