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Benevento la provincia più competitiva della Campania

Benevento la provincia più competitiva della Campania

24 Ottobre 2016 | by Alfredo Picariello
Benevento la provincia più competitiva della Campania
Economia
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La competitività aziendale non abita al Sud. Nel Mezzogiorno, infatti, si registra una generalizzata situazione di bassa competitività rispetto alla media nazionale. Nello specifico, fatta eccezione per le province di Teramo e Chieti in Abruzzo, e Olbia-Tempio in Sardegna, che registrano un grado di competitività medio-alto e prossimo alla media nazionale, il resto delle province meridionali presenta un grado di competitività basso o medio-basso. Le province con migliore grado di competitività nel Sud sono concentrate in Sardegna e Basilicata. In Campania la provincia con migliore competitività è quella di Benevento, mentre in Sicilia quella di Ragusa. La città metropolitana meno competitiva del Sud è Napoli, superata anche da Bari e Reggio Calabria che comunque non riescono in alcun modo ad eguagliare i buoni risultati di Milano, Bologna o Torino. A dire tutto cioò «La Competitività Italiana. Le Imprese, i territori, le città metropolitane», primo rapporto della Scuola di Governo del Territorio, fondata a Napoli su iniziativa del Consorzio Promos Ricerche. Nel volume, pubblicato da Franco Angeli, a cura di Riccardo Realfonzo e con le prefazioni di Lucio d’Alessandro, Pierciro Galeone e Angelo Rughetti, sono raccolti i risultati di un anno di lavoro di un qualificato gruppo di ricerca costituito da docenti universitari e tecnici dell’Ifel-Anci che si sono concentrati su come cambia la competitività territoriale in Italia e nel Mezzogiorno tramite l’analisi dei sistemi produttivi e non solo. Particolare attenzione è data alla competitività delle città metropolitane nel triennio 2012-2014 grazie alla media di due «pilastri»: l’indicatore dello sviluppo delle attività produttive, che tiene conto tra l’altro di produttività, formazione, spesa in ricerca e sviluppo; e quello di contesto territoriale, che si concentra sulle peculiarità in termini di costi, infrastrutture e quant’altro. Il risultato è un’analisi della questione della competitività a 360 gradi che fornisce gli strumenti per individuare le eventuali politiche da attuare per stimolare l’economia. Nel Rapporto, guardando i dati di posizionamento delle città metropolitane si osserva che Milano è quella con la «competitività» più alta con un punteggio di 5,08 contro il 2,50 di Napoli che fa segnare addirittura una variazione del –6,61% nel corso del triennio 2012-2014. Come si legge questa parabola discendente è dovuta a una riduzione di competitività sia sul versante dello sviluppo delle attività produttive, il cui indicatore registra un –9,55%, sia sul versante del contesto territoriale, con una variazione del –4,57%.

Guardando nel dettaglio i sotto-indicatori dello sviluppo delle attività produttive Napoli ha una bassissima competitività rispetto alla densità media delle imprese (con un punteggio pari a 1); così come per la quota di imprese che fanno formazione (sempre 1, e con una variazione del –48% rispetto al 2012). Male anche la spesa in ricerca e sviluppo, che migliora del 92% ma rimane nella fascia di competitività più bassa.

Il risultato non è migliore sul versante del contesto territoriale. Napoli resta arenata nella fascia di competitività bassa per quanto riguarda la spesa pro-capite delle famiglie e l’accessibilità ai nodi urbani e logistici. Poi, nonostante un miglioramento della pressione fiscale di 154 punti percentuali, tutti gli altri sotto-indicatori peggiorano: dai consumi finali pro-capite delle pubbliche amministrazioni al costo del lavoro (entrambi con una variazione attorno al –19%).

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