Benevento – Convocato per il 5 agosto il consiglio della Camera di commercio per quella che, probabilmente, sarà anche l’ultima seduta nell’attuale composizione. Come scrive il Mattino, i suoi componenti, infatti, saranno chiamati a votare la fusione con l’ente di Avellino, che ha già deliberato in tal senso il 18 luglio scorso. Non significa, tuttavia, che l’accorpamento sarà automatico. “Ci sarà da attendere qualche mese – spiega il presidente Antonio Campese – perché la volontà così espressa dai due consigli diventi realtà”. È verosimile che l’unione non avvenga prima dell’autunno inoltrato per i tempi tecnici indispensabili al compimento della vicenda. “Una volta che noi avremo deliberato – aggiunge – spetterà al ministero dello Sviluppo Economico completare l’operazione. Ci è stata offerta questa possibilità grazie ad una previsione della 580, la legge che nel 1993 riordinò tutto il sistema camerale” puntualizza Campese. Se non ci fosse stato questo riferimento normativo cui aggrapparsi, l’ente camerale sannita sarebbe scomparso dal circuito camerale. La cancellazione sarebbe avvenuta per effetto della riforma varata dal governo Renzi secondo cui una Camera, per conservare la propria autonomia, deve possedere un certo numero di aziende iscritte (75.000, per la cronaca) da cui quella beneventana era e resta ben lontana con le sue 31.000 società iscritte. La fusione con Avellino pone al riparo da questo pericolo. Va subito aggiunto, peraltro, che i numeri dell’ente che staper nascere sono di tutto rispetto. Si troverà ad amministrare 91.345 imprese distribuite su di un territorio di 4.887 chilometri quadrati con un diritto annuale da governare, che ammonterà a poco meno di cinque milioni di euro. Insieme, la due Camere posseggono un patrimonio di 35 milioni. E non dovrebbero esserci conseguenze negative per quel che concerne l’occupazione. La strada che porterà al voto dell’assemblea, tuttavia, non è proprio in discesa. Intanto, perché la delibera sia valida, occorrerà che almeno i due terzi dei consiglieri si pronuncino per il sì. Va poi evidenziato che un problema non proprio irrilevante dal punto di vista formale è determinato dall’assenza del collegio dei revisori dei conti decaduto nei giorni scorsi.