Alla lettura delle motivazioni della richiesta di archiviazione di una PM della Procura di Benevento, sulla denuncia di una donna per maltrattamenti e violenza sessuale da parte dell’ex marito, abbiamo strabuzzato gli occhi, credendo di rileggere una sentenza del 1967, quella in cui la Suprema Corte scriveva “non può raffigurarsi violenza in quella necessaria a vincere la naturale ritrosia femminile” nell’ epoca in cui il matrimonio era la coperta sotto la quale si nascondeva non solo la polvere delle suppellettili ma anche i soprusi dell’allora “capofamiglia”, quando le violenze sessuali subite dalle mogli erano solo un affare di famiglia, tanto la morale era salva; quando per la violenza sessuale era applicato lo stesso sistema dei negozi di cristalleria dove ” chi rompe paga e i cocci sono i suoi”.
Non possiamo accettarlo, perché abbiamo lottato troppo, per troppo tempo.
Non possiamo accettare che i “reati spia” del femminicidio: lo stupro, lo stalking, le minacce, le violenze fisiche e psicologiche, gli atti persecutori, le aggressioni, il revenge porn, i ricatti economici e, in generale, tutti quei crimini perpetrati da parte di mariti, compagni o ex fidanzati ai danni delle proprie mogli, conviventi o ex, con il preciso scopo di controllarle, impaurirle o limitarne la libertà personale, siano ancora una volta minimizzati, e non da una conduttrice televisiva, come avvenuto qualche mese fa, ma da un’operatrice del diritto.
Richiamare il primato della famiglia rispetto alla donna, evidenziare il ruolo del padre come capo-famiglia o sottolineare un presunto “obbligo coniugale”, giustificare una cultura del controllo nelle relazioni, spostare il discorso dalla violenza al conflitto, minimizzando la gravità dei fatti:
è esattamente tutto quello che porta a rivittimizzare la vittima di strupro e fare in modo di disincentivare le denunce per violenza sessuale o domestica.
Ancora una volta siamo qui a richiedere un sistema giudiziario che riconosca la violenza che avviene all’interno delle relazioni affettive e familiari, che metta al centro il rispetto e l’integrità della donna, qualunque sia il tipo di relazione con l’uomo accusato di violenza, che identifichi la violenza legata al controllo dell’uomo sulla donna anche nei contesti di separazione.
Per questi motivi organizziamo un presidio il 27 DICEMBRE alle ore 11:00 davanti al TRIBUNALE DI BENEVENTO, per unire le nostre voci al grido NOI TI CREDIAMO! BASTA VIOLENZA NEI TRIBUNALI! Invia la tua adesione all’indirizzo exitstrategy.bn@gmail.com.