Potere al Popolo – Sannio e il Centro Culturale Handala Ali invitando tutta la cittadinanza a partecipare ad un presidio di solidarietà al popolo palestinese Domenica 23 maggio alle 17 a Benevento, presso i giardini Arcos (accanto la Prefettura)
Di seguito il testo del nostro appello.
Oggi il popolo palestinese è sotto attacco le abitazioni di civili sono costantemente bombardate dall’esercito israeliano le vittime sono oramai oltre 200, di cui più di 60 sono bambini
Cosa sapete voi di tutto questo?
Oggi siamo qui per cercare di fare chiarezza, per portare una contro-narrazione sana di questi eventi.
Innanzitutto è fondamentale capire cosa ha determinato l’escalation di violenza delle ultime settimane.
Il tutto nasce da due eventi principali: il primo è la decisione della Corte Suprema israeliana di far evacuare dalle proprie case 12 famiglie del quartiere di Gerusalemme Est di Sheikh Jarrah entro maggio 2021 (ora reiterata ad agosto c.a.) per far posto a nuovi coloni israeliani. Sono cominciate così le proteste – pacifiche e non violente – da parte degli abitanti di Sheikh Jarrah, con immediati tentativi di repressione – violenta –da parte della polizia israeliana.
Il secondo evento è il blocco imposto dalla polizia israeliana alla Porta di Damasco (luogo di una valenza religiosa e storica fondamentale) nei primi giorni del mese sacro di Ramadan, e il successivo attacco da parte della polizia israeliana alla moschea Al-Aqsa di Gerusalemme in cui migliaia di fedeli si erano pacificamente riuniti in preghiera. Israele ha intensificato giorno dopo giorno le sue violenze. Hamas ha risposto con un ultimatum non accolto da Israele. Così i bombardamenti israeliani contro Gaza e quelli di Hamas contro Israele sono cominciati e continuano costantemente.
Ma perché i residenti di Sheikh Jarrah avrebbero dovuto lasciare le proprie case? Perché Israele blocca e attacca i luoghi di preghiera della comunità musulmana palestinese?
Per capire ciò che accade oggi in Palestina è fondamentale conoscere quel che è accaduto nel 1948 e sapere che, prima di questa data, vi era una terra chiamata PALESTINA (e non Cisgiordania o Striscia di Gaza), terra che fu poi smembrata e occupata dallo stato sionista d’Israele.
Ciò è avvenuto formalmente il 15 maggio 1948. È la Nakba, termine che in lingua araba significa “catastrofe”. Mentre tutto il resto del mondo vedeva, pian piano, la fine del colonialismo e mentre l’Europa intera era impegnata a lavar via le sue colpe naziste e fasciste nei confronti degli ebrei, un nuovo stato stava sorgendo all’ombra degli ulivi di una terra chiamata PALESTINA.
La volontà di creare uno stato ebraico in Palestina si delineò già con la Dichiarazione di Balfour del 1917, quando il governo britannico (all’epoca governo mandatario in Palestina) s’impegnò a stabilire una “casa nazionale” per il popolo ebraico in Palestina. Con la fine del mandato britannico sulla Palestina, l’ONU intervenne sulla questione con la risoluzione 181 dell’ONU, nota come Piano di Partizione (29/11/1947 -sarebbero dovuti nascere due distinti stati indipendenti: uno ebraico sul 55% della terra e uno arabo-palestinese sul 45%, nonostante gli ebrei rappresentassero il 32% della popolazione, e i palestinesi il 60%); e con la risoluzione 194 (11/12/1948 – sancisce il diritto dei profughi palestinesi a fare ritorno a casa). Nessuna delle due è mai stata rispettata. Laddove sarebbero dovuti nascere due stati, ne nacque ufficialmente uno solo: Israele. Laddove i palestinesi avrebbero dovuto far ritorno nelle loro terre, di fatto questo diritto venne e viene loro negato. Da quel giorno, lo stato di Israele non si è fermato a quei confini ma ha continuato ad espandere i propri territori indisturbato.
Tutto questo nel pieno disprezzo del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’ONU, con il supporto degli Stati Uniti, nel silenzio e nella complicità dei governi occidentali e dei regimi arabi alleati con gli USA, con la complicità dei media occidentali che tacciono i crimini contro il popolo palestinese e le violazioni dei diritti umani compiuti ogni giorno dall’occupazione israeliana.
A 73 ANNI DALLA NAKBA, I CRIMINI DI CUI SI MACCHIA ISRAELE SONNO SOTTO GLI OCCHI DI TUTT*. SE PRIMA SI POTEVA DIRE CHE IL MONDO NON SAPEVA, ORA NESSUNO PUÒ DIRE DI NON SAPERE.
LA SOCIETÀ CIVILE CHE CREDE NEI DIRITTI UMANI HA IL DOVERE MORALE DI REAGIRE E DI SUPPORTARE LA CAUSA DEL POPOLO PALESTINESE.
Noi chiediamo a chiunque abbia a cuore libertà, diritti e democrazia, di unirsi nel boicottaggio del regime d’apartheid israeliano e nella lotta contro il sionismo, contro gli accordi militari con lo stato d’Israele e le guerre colonialiste che devastano il Medioriente e molte altre regioni del mondo.
Noi chiediamo di sostenere questi nostri legittimi obiettivi:
– ritiro di Israele dai territori occupati, smantellamento delle colonie israeliane e sospensione immediata della demolizione delle case e della pulizia etnica in atto a Gerusalemme, come ad esempio nel quartiere di SheikhJarah;
– fine dell’assedio di Gaza;
– libertà per i prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane;
– rispetto del diritto internazionale, applicazione delle risoluzioni dell’ONU sulla Palestina e il diritto al ritorno dei profughi;
– diritto all’autodeterminazione e nascita di uno Stato Palestinese libero, democratico, laico e sovrano, con capitale Gerusalemme.
PALESTINA LIBERA!
Potere al Popolo – Sannio
Centro Handala Ali