In programma domani a Taurasi, nel Palazzo Mazzeo, l’importante presentazione di un manoscritto della metà del XVIII secolo, pubblicato per la prima volta dalla casa editrice materana “Giannatelli”. Si tratta della “Descrizione della città di Matera” di Nicolò Domenico Nelli (Matera, 1689-1772). Un’opera che dà il via ad un nuovo progetto editoriale, dedicato alla storia del Mezzogiorno e a quella del suo immenso quanto fragile patrimonio culturale. Concepita per muoversi su un terreno disciplinare dai confini programmaticamente aperti e dinamici, Meridiana, Studi e fonti sull’Italia mediterranea è una collana che sin dall’intestazione rivendica uno sguardo largo sui processi che hanno plasmato l’ethos sfaccettato del Sud che conosciamo oggi. All’interno di uno scenario critico generale che – è un fatto purtroppo noto – per vaste aree del meridione non presenta ancora la densità storiografica che invece qualifica altri contesti di studio della penisola, l’iniziativa nasce con un chiaro obiettivo primario: mettere a disposizione della ricerca contemporanea fonti e documenti inediti e di difficile accessibilità. E in una simile prospettiva, non è arduo immaginare come l’indagine d’archivio venga a configurarsi come uno dei pilastri portanti dell’intero progetto curato da Mauro Vincenzo Fontana, giovane e promettente storico dell’Arte, docente universitario e curatore di collezioni museali in Basilicata che tra l’altro sarà ancora presente in Irpinia venerdì 22 marzo presso l’IISS Ruggero II di Ariano Irpino, dove il dirigente scolastico prof. Francesco Caloia fermamente convinto che il nostro Sud ha bisogno di giovani motivati e appassionati alla ricerca per riscrivere una nuova storia dell’arte e dell’immenso patrimonio culturale materiale ed immateriali che ancora custodiamo (forse inconsapevolmente), lo ha chiamato per tenere nell’ambito di un corso di aggiornamento rivolto ai docenti su « Storia e Arte nel curricolo locale » una lezione sulle committenze della nobile casata dei Gesualdo, con particolare riferimento al pittore manierista controriformato, Giovanni Balducci detto il cosci, che a cavallo tra Cinque e Seicento operò nel viceregno sotto l’ala protettrice del potente calitrano e arcivescovo di Napoli, Alfonso Gesualdo, zio dell’ormai più noto principe madrigalista Carlo Gesualdo da Venosa.