Cala il sipario sulla manifestazione Taburno Experience che ha celebrato, nell’incantevole borgo di Cautano (BN), il rito di conservazione della patata di montagna, alimento anticamente vitale per la popolazione del Taburno ed ingrediente base di numerose ricette locali.
Turisti, delegazioni europee, giornalisti enogastronomici, foodies e slow-trotters hanno partecipato al tour “Cautano e le sue eccellenze: storia, arte, artigianato, paesaggio”, degustando i prodotti tipici nel Mercato della Terra ed avendo la possibilità, muniti di zappa, di conoscere la tecnica di conservazione e sollevare le prime zolle, che a fine mese ospiteranno le patate di montagna.
Il tour è proseguito con la colazione del contadino, salendo di quota sulla Piana di Prata, e con la passeggiata nei vitigni di Aglianico e Falanghina.
Ultima tappa in piazza Principessa di Piemonte con il laboratorio della birra artigianale e con il concerto dei Trementisti.
All’evento, organizzato da Comune di Cautano e Slow Food Taburno – grazie alla Regione Campania, nell’ambito del POC 2014-2020, in collaborazione con le Comunità del Cibo (allevatori e produttori del Taburno e produttori della patata interrata) e con il patrocinio morale dell’Ente Parco Regionale del Taburno-Camposauro e del Consorzio Gal Taburno – sono intervenuti anche i rappresentanti istituzionali provenienti da Mielno (Polonia), Repashuta, Bukkszentkerest e Bükkaranyos (Hungary), Filipstad (Svezia) e Deryneia (Cipro), nell’ambito del progetto “SE4ALL – Supportive Europe For All”, coordinato dall’Agenzia ACe20 e finanziato dal Programma Europa per i cittadini dell’Unione Europea.
Un affascinante viaggio del gusto con i produttori delle Comunità del Cibo Slow Food, le tipicità della produzione artigianale e la bellezza del borgo sannita.
L’antico rito della patata di montagna interrata
In tutto il comprensorio del Taburno, la patata coltivata è quella di montagna. Caratteristico è il suo metodo di conservazione: l’interramento.
Un antico rito che consiste nello scavo di buche nel terreno di media/alta montagna, della profondità di circa 1-1,5 metri, in ognuna delle quali i tuberi (circa 3 o 4 quintali), raccolti con la prima luna calante di settembre, si ripongono protetti da strati di foglie di felce e da terreno a copertura della fossa, lungo i cigli che consentono lo scorrimento dell’acqua nel sottosuolo.
Molti contadini, per motivi pratici, interravano i tuberi vicino alle loro case facendo attenzione a mimetizzare bene il nascondiglio per evitare di essere derubati.
Un metodo risalente probabilmente al periodo del Brigantaggio, recuperato grazie alla volontà e all’impegno di Slow Food e di Giovanni Auriemma (Azienda agrituristica Tasso del Taburno), responsabile della Comunità del Cibo patata interrata di montagna del Taburno, nata nel 2010.
Progetto che ha consentito l’avvio di un percorso di restituzione di dignità e consapevolezza ai produttori divenuti sempre più numerosi.