Ogni crisi porta con sé la sua orda di speculatori che, facendo leva sulla miseria dilagante, cavalca l’onda dell’odio e della paura del diverso. La guerra tra poveri, la persecuzione delle minoranze sono solo alcuni dei punti del manifesto propagandistico di Matteo Salvini: non ultima la minaccia di creare ronde xenofobe che incitano a cacciare, quartiere per quartiere, i migranti che vi abitano, e se non è questo squadrismo, se questo non è un ritorno alle politiche persecutorie che il nostro paese ancora stenta a dimenticare, allora cos’è?.
La paura del diverso, del migrante, etichettato ottusamente come la causa al problema della crisi generalizzata prende sempre più piede tra la compagine sociale che muove le sue schiere più folte verso un fascismo strisciante e dilagante da distruggere e debellare, un fascismo nuovo al quale dobbiamo dare una risposta concreta.
Non è un caso che Salvini prenda parola in seguito all’elezione di Trump, suo idolo indiscusso, e se gli Stati Uniti hanno deciso di accogliere un leader che professa la chiusura dei confini, di certo non ci si può aspettare che temi incalzanti che alimentano la guerra tra poveri non attecchiscano anche nel nostro paese. Salvini vuole attestarsi la vittoria del NO al referendum ed è pronto alle elezioni per aggredire uno spazio politico troppo schiacciato sulle logiche proibizionistiche che negli ultimi decenni hanno vessato l’intera popolazione. La vittoria schiacciante del NO al referendum al Sud però racconta una storia diversa da quella di Salvini, una storia che ha origini profonde nella radicalizzazione di temi quali autonomia e solidarietà tra pari nei territori.
Il meridione conosce le discriminazioni, sa che quando scappava al nord per essere sfruttato nelle fabbriche era considerato un parassita.
Il sud ci racconta che le parole delle destre xenofobe non appartengono a quel sud ribelle che si mette in discussione ogni giorno attraverso processi di democrazia diretta e dal basso, processi che nascono dalla volontà di edificare una società aperta ed eclettica, che abbia come unico caposaldo la solidarietà tra pari. La solidarietà a sostegno di chi, come pari di coloro che, nel nostro paese, vivono sulla propria pelle le contraddizioni del sistema economico, scappa da guerre che depredano intere nazioni è l’unico baluardo per arginare questi dogmi ultra-nazionalisti estemporanei.
L’11 Marzo dobbiamo essere numerosi, dobbiamo farlo per difendere la nostra memoria, dobbiamo esserci per difendere la nostra cultura che è un affascinante pullulare di etnie, una storia di accoglienza e dignità, di ribellione e resistenza. Così come Barcellona ha visto scendere in piazza 300.000 persone per dare il benvenuto ai rifugiati di guerra, così l’11 Marzo dobbiamo invadere Napoli per cacciare Salvini per dire al mondo che il SUD NON SI LEGA. IL LAP ASILO 31 PER QUESTO MOTIVO ORGANIZZA UN PULLMAN CHE PARTIRà DA VIA FIRENZE 1
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