L’attuale riforma costituzionale porta allo stravolgimento dell’assetto istituzionale delineato dalla Costituzione nata dalla Resistenza. Il combinato disposto, infatti, cambia non solo la forma di governo, ma, tramite il ballottaggio, introduce l’elezione diretta del Premier. Se tali modifiche fossero state approvate dai 2/3 dei parlamentari, sarebbero già in vigore, ma, non essendosi verificato, debbono ora passare, grazie all’art 138, all’approvazione di un apposito referendum.
E’ DUNQUE ANCORA POSSIBILE IMPEDIRE LO SCEMPIO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE, voluto da un Parlamento dichiarato incostituzionale dalla stessa Corte Costituzionale! Questa “deforma” non riduce sostanzialmente il numero dei parlamentari, né supera il bicameralismo perfetto, perché il Senato resta, ma privato della sua funzione di controllo, e con componenti non eletti dal popolo (contravvenendo al principio fondamentale della elettività di tutti i parlamentari), spesso impreparati essendo stati eletti per fare i Sindaci o i Consiglieri regionali. Un’assemblea di amministratori locali,dunque, che dedicherà il suo tempo libero alle attività parlamentari, in una sorta di dopolavoro di lusso, per una classe politica spesso contaminata da diffusi fenomeni di corruzione ed al riparo dell’immunità parlamentare!
Questo Senato di nominati dovrà eleggere due giudici costituzionali e partecipare all’attività legislativa attraverso 10/11 modalità diverse di procedimenti legislativi…alla faccia della semplificazione! Né risponde al criterio di rappresentatività delle Istituzioni territoriali, poiché si assemblano interessi distinti, se non contrapposti, dei Comuni e delle Regioni, contraddicendo il principio costituzionale della rispettiva autonomia degli Enti territoriali. Dunque, costituirà solo un tramite politico-clientelare tra Governo ed Enti territoriali per l’erogazione contrattata delle risorse: stanziamenti in cambio di consenso!
Sul superamento del bicameralismo perfetto noi comunisti abbiamo da sempre proposto una legge di revisione costituzionale che investa una sola Camera del rapporto di fiducia col Governo, ne riduca il numero dei parlamentari a non più di 400/500 membri, eletti con il sistema più democratico e più adeguato alla complessità del nostro Paese: il proporzionale puro che, con la drastica riduzione dei deputati, renderebbe inutili gli innaturali sbarramenti e ridarebbe equilibrio al rapporto tra forma di Governo e rappresentanza politica, ristabilendo la centralità del Parlamento, la sua funzione legislativa e la partecipazione democratica del cittadino attraverso il suffragio universale.
Le modifiche introdotte ribaltano funzioni e compiti istituzionali, realizzando un accentramento di poteri in capo all’Esecutivo con la subalternità del Parlamento al Governo, che ne decide l’agenda e che, oltre all’uso abnorme dei decreti legge già in atto da tempo, può obbligare la Camera ad approvare i suoi provvedimenti entro 75 giorni.
La preminenza del potere esecutivo (Governo) sul legislativo (Parlamento), di fatto privato della sua funzione di controllo politico, più il permanente conflitto di poteri tra l’esecutivo ed il giudiziario (Magistratura), che affievolisce il controllo di legalità sul Governo, realizzano già i connotati di un presidenzialismo strisciante, sempre più libero da contrappesi istituzionali, che oggi, con il doppio turno, elegge direttamente il Presidente del Consiglio e, magari domani, il Capo dello Stato. Si realizza, così, “l’uomo solo al comando”,il Sindaco d’Italia o il premierato forte. Un dominus che, essendo anche il leader del partito di maggioranza (e quindi in grado di determinare la nomina dei parlamentari), potrà decidere sull’elezione degli Organismi di garanzia, del Presidente della Repubblica, della Corte Costituzionale e del C.S.M.
Il compito nostro e di tutti i democratici è impedire che passi questa “deforma”costituzionale, che, insieme alla nuova legge elettorale (tramite un abnorme premio di maggioranza), porta il maggioritario all’estrema conseguenza del monopartitismo (il partito unico della nazione), consegna a chi riesce ad avere un solo voto in più (anche con una bassissima percentuale di voti) il dominio incontrastato di tutte le istituzioni governative, parlamentari e di controllo e toglie rappresentanza a qualsiasi dissenso e/o opposizione democratica, lasciando liberi i futuri governi (chiunque siano) di completare il percorso di destrutturazione della democrazia rappresentativa, a favore di un modello sociale autoritario, nel quale sparisce dall’orizzonte, insieme con i diritti sociali fondamentali, ogni possibilità di ascesa al governo delle classi popolari.
Una vera e propria riduzione degli spazi di democrazia che noi comunisti per primi dobbiamo combattere, sapendo che la posta in gioco è l’affermazione di un’oligarchia dominante che, una volta ottenuto il mandato, non può essere ostacolata dai principi, dai valori e dalle garanzie democratiche contenuti nella nostra Costituzione.
Sono questi i motivi che ci spingono ad organizzzare la MOBILITAZIONE NAZIONALE della FGCI prevista sabato 5 novembre in tutta Italia. In Valle Caudina, in questa data, nel Comune di Bonea, sono previsti un volantinaggio in Piazza Clementina Perone ed un convegno/dibattito nell’ex Chiesa di Sebastiano, in via Roma alle ore 17:30. Introduce i lavori Salvatore Ferraro della segreteria nazionale FGCI; a seguire gli interventi di Tonino Conte, presidente onorario provinciale ANPI di Benevento, e di Ciro Iacomino, partito CARC Campania. Conclude il convegno Luca Servodio, membrò del Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano.