AVELLINO – Un’estate ricca di successi, tanti modi diversi di fare teatro ed un unico comun denominatore: un pubblico sempre più numeroso ed appassionato. Il mese di agosto della compagnia teatrale Clan H è un susseguirsi di rappresentazioni che spaziano dalla commedia al teatro itinerante, passando per Dante e i classici latini, messe in scena ad Avellino e provincia in luoghi unici e sorprendenti come il Duomo o il castello di Montefredane.
Il cartellone estivo pensato da Lucio e Salvatore Mazza è la dimostrazione di come con la forza delle idee e delle proprie capacità, anche ad Avellino si può fare cultura in maniera seria, lontano dai clamori e dalle polemiche che accompagnano qualsiasi evento in città.
Si è iniziato con quello che è diventato, ormai, un grande classico della compagnia storica della città: Sogno di una notte di mezz’estate da William Shakespeare portato in scena per due serate consecutive all’ex Eca di Avellino e ad Ospedaletto d’Alpinolo, acclamato da oltre 400 persone. Successo annunciato è stato “Chiese da Narrare”, lo spettacolo itinerante all’interno del Duomo, che ha fatto registrare il tutto esaurito per ben 4 turni, coinvolgendo oltre 150 persone rimaste incantate dallo spettacolo all’interno della Cattedrale, uno dei simboli più amati della città. Il castello di Montefredane, infine, ha fatto da sfondo alla “Lectura Dantis” e al viaggio del Sommo poeta, interpretato da Salvatore Mazza, per tutto il cantico dell’inferno. Tante rappresentazioni che hanno anticipato quello che sarà il cuore pulsante del cartellone estivo della compagnia: “La Pentola d’Oro” di Plauto, spettacolo in italiano e latino e chiusura ideale della stagione estiva, che verrà messo in scena il 30 e 31 agosto all’Ex Asilo Patria e Lavoro ad Avellino.
“Siamo felici di rappresentare l’alternativa culturale in città. – queste le parole di Salvatore Mazza, capo comico della compagnia – Da sempre, con sacrificio e spirito di iniziativa lavoriamo seriamente senza impegolarci nel chiacchiericcio sterile. Noi siamo quelli del “fare” e, speriamo, “saper fare”.