AVELLINO – Il lavoro deve essere retribuito dignitosamente, i contratti di lavoro vanno rispettati, i contributi previdenziali regolarmente versati e a chi lavora deve essere riconosciuto quello che gli spetta. Ma ad Avellino non va così. E si svolgerà proprio ad Avellino una marcia per i diritti, il salario e la dignità, che partirà da Piazza Macello venerdì 24 giugno, alle ore 18.30.
Presso la Capaldo Spa, una società che distribuisce materiale edile, le cooperative succedutesi in questi anni negli appalti hanno agito in piena illegalità, sfruttando i lavoratori, negandogli i diritti minimi contrattuali e normativi, evadendo i contributi previdenziali e fiscali e calpestando la loro dignità sotto gli occhi di tutti. Di fatto, tra omertà e complicità istituzionale e sindacale, i lavoratori a tutt’oggi sono in attesa di avere giustizia e di riconquistare i loro diritti.
Il tentativo di ripristino della legalità e della giustizia, operato da parte di alcuni ispettori del Dipartimento Territoriale del Lavoro –DTL di Avellino, è stato ostacolato dal direttore del DTL stesso, il dott. Pingue, che l’11 gennaio 2016 ha fatto assumere il figlio presso la Capaldo Spa.
In sede di conciliazione, davanti i funzionari dello stato, attraverso l’intimidazione, si è cercato di costringere i lavoratori ad azzerare tutti i diritti pregressi, puntando a raggiungere una accettazione “tombale” di tutte le ingiustizie subite.
E’ in questo clima che Nicola D’Amelio, appena nominato rappresentante sindacale USB, è stato trasferito a più di 45 km dal suo posto di lavoro. Aveva deciso di non accettare più la prosecuzione di questa situazione e di denunciare in modo forte e chiaro quello che succede nella sua azienda, la SVA che lavora per la Capaldo Spa.
Purtroppo nei giorni scorsi il cuore di Nicola ha smesso di battere, forse anche a causa della situazione complicata e stressante che si è trovato a vivere. Le ragioni della sua lotta però sono ancora tutte vive e presenti ed anche per questo saremo in piazza per raccogliere la sua bandiera. Non lasciamo cadere la bandiera di Nicola