L’Atletico Brigante, Oltreconfine- scuola di italiano, il Collettivo Wand, Exit Strategy ed il Centro Sociale Autogestito Depistaggio, dopo l’assemblea organizzativa hanno lanciato per il prossimo 1 marzo, all’interno di una giornata internazionale di mobilitazione che segue l’appello “24h senza di noi”, un presidio nei pressi della Prefettura di Benevento a partire dalle 16,30.
Non solo il capoluogo sannita, a scendere in piazza per chiedere, “accoglienza dignitosa e rispettosa dei diritti umani fondamentali, permesso di soggiorno sganciato dal contratto di lavoro, estensione del diritto alla protezione internazionale, semplificazione delle procedure di riconoscimento dello status di rifugiato”, ci saranno anche tante città europee da Monaco a Berlino da Stoccolma a Londra passando per Parigi, Varsavia e Vienna oltre che Napoli, Milano, Padova.
“La Giornata del primo Marzo – rilanciano gli attivisti della Rete No Border Benevento – nasce dalle lotte di migliaia di migranti schiavizzati dal sistema del caporalato nelle campagne del sud o nelle industrie e nei poli della logistica del centro-nord. ‘24 ore senza di noi’ è lo slogan che accompagna ancora oggi una giornata in cui i migranti decidono di fermarsi per un giorno e rivendicare migliori e più dignitose condizioni di lavoro e di vita. Quest’anno una variegata coalizione sociale e politica ha deciso di rilanciare questa data simbolica provando a connettere le lotte contro la precarietà a quella contro le frontiere e per i diritti di tutti. Nell’epoca dell’austerity, i continui tagli ai servizi essenziali (sanità, istruzione, trasporti) e l’assenza di politiche capaci di assicurare a chiunque un tetto e un lavoro stabile, hanno contribuito a creare un clima di malcontento diffuso, che ha finito per ripercuotersi tutto sui migranti, divenuti capro espiatorio politico su cui scaricare il peggioramento delle condizioni di vita di tutti e bersaglio mobile di una disgustosa guerra tra poveri, alimentata dai soliti noti della politica; gli stessi signori di Mafia Capitale”.
L’unica soluzione per gli attivisti è dunque quella di unificare le lotte. Non solo quelle dei migranti, ma anche i precari, i lavoratori gli studenti. Un percorso che rivendichi diritti ed inclusione sociale.
“Senza documenti – scrivono nell’appello – si è costretti ad accettare lavori sottopagati e a nero o entrare nei circuiti della microcriminalità. Dobbiamo assolutamente rompere questo ricatto. Inoltre rivendichiamo a gran voce un’accoglienza degna per tutte le persone arrivate da poco nei nostri territori e che hanno fatto richiesta di asilo. Un’accoglienza che deve essere tolta dalle mani di cooperative in odor di mafia e restituita alla comunità tramite pratiche di accoglienza diffusa e autogestione. Ai richiedenti asilo deve essere data l’opportunità di interagire e sentirsi parte di una comunità non relegandoli in casolari lontani dai centri abitati, ma garantendogli la possibilità di accedere ai servizi del territorio, all’istruzione e a corsi formativi”.