Di fronte alle difficoltà si può reagire in due modi: arrendersi o combattere. Nel Beneventano, gli imprenditori hanno sempre reagito con determinazione. La storia economica di questo territorio è foriera di esempi in tal senso: basta solo ricordare quelli dopo la seconda guerra mondiale per avere un’idea delle capacità degli imprenditori sanniti.
Di questi temi e delle prospettive attuali legate alla recente alluvione del 2015, si discuterà nel seminario di studi di mercoledì 24 febbraio 2016 alle ore 10.30 presso l’Aula Ciardiello di Unisannio, organizzato dai docenti Arturo Capasso, Maria Rosaria Napolitano e Vittoria Ferrandino, all’apertura dei rispettivi corsi di Corporate Finance, Corporate Strategy e Storia dell’impresa presso il Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi (DEMM) dell’Università degli Studi del Sannio.
L’incontro sarà moderato dal giornalista Mario Pedicini, con i saluti istituzionali del rettore dell’Università degli Studi del Sannio, Filippo de Rossi; del direttore del DEMM, Giuseppe Marotta; del presidente di Confindustria Campania, Costanzo Iannotti Pecci; del presidente di Confindustria Benevento, Biagio Mataluni; del sindaco del Comune di Benevento, Fausto Pepe e del presidente della Camera di Commercio di Benevento, Antonio Campese. Dopo le introduzioni di Arturo Capasso, Maria Rosaria Napolitano e Vittoria Ferrandino, interverranno Cosimo Rummo (Pastificio Rummo Spa), Giampiero Gallucci (Metalplex Spa), Vincenzo Minicozzi (Agrisemi Minicozzi Srl), Giuseppe D’Avino (Strega Alberti Benevento Spa) e Nicola Matarazzo (Sannio Consorzio Tutela Vini). La conclusione dei lavori sarà affidata a Gino Cimmino (Ufficio presidenza della Regione Campania) e Giuseppe Grimaldi (Commissario delegato Regione Campania per l’emergenza alluvione).
L’esempio della storia passata e le prospettive future per il territorio sannita saranno al centro del dibattito.
Dal 1943 al 1949, nello spazio di soli sei anni, Benevento, che ormai contava più di 50 mila abitanti, fu protagonista di eventi disastrosi per l’economia cittadina. I bombardamenti avevano abbattuto il 57 per cento dei fabbricati e rasa al suolo la zona industriale del Rione Ferrovia. Le truppe tedesche in ritirata avevano minato e distrutto le poche aziende alimentari esistenti, tra cui il Pastificio Rummo, per non consentire gli approvvigionamenti agli alleati. Gli imprenditori locali furono costretti a sacrificare i propri utili ed il capitale circolante per ricostruire gli stabilimenti. L’impegno delle aziende beneventane nella ricostruzione degli impianti, però, fu in gran parte vanificato dall’alluvione del 2 ottobre 1949, per lo straripamento del fiume Calore. Nonostante le richieste della locale Camera di Commercio al Consiglio dei ministri, non solo per i danni di guerra ma anche per quelli dell’alluvione, nel novembre del 1950 le imprese non avevano ancora beneficiato di alcuna provvidenza statale. Nonostante il notevole ricorso ai patrimoni familiari e al reinvestimento degli utili, molte imprese dovettero chiedere finanziamenti bancari, per fronteggiare le spese di ricostruzione degli impianti e di ripresa dell’attività produttiva. Proprio quando tutti gli indicatori economici della provincia mostravano segnali di ripresa, si verificarono altri eventi catastrofici. Nell’ottobre del 1961, l’alluvione del fiume Sabato comportò, per l’imprenditoria locale, nuovi arresti produttivi, con conseguenti problemi di ordine organizzativo e finanziario. Il terremoto del 1962, avvertito maggiormente nelle zone depresse della provincia, anche se non danneggiò alcuna azienda di rilievo, colpì comunque molti laboratori artigianali, esercizi commerciali e altre attività marginali. In quegli anni, la Camera di Commercio di Benevento formulò un piano regolatore per l’agglomerazione industriale, mentre la maggior parte delle imprese continuavano ad investire nell’ampliamento e nell’ammodernamento degli impianti