Numerosi i sit-in di protesta e flash mob organizzati per sabato 23 gennaio dai movimenti LGBT+ su tutto il territorio – in 78 città italiane – e non solo al Pantheon a Roma dove ci saranno Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit, ma anche a Benevento con il Collettivo Wand in prima fila. A scaldarsi però è anche il mondo cattolico che organizza per il prossimo 30 gennaio, il Family Day.
I punti più criticati del Disegno di Legge sembrerebbero essere quelli riguardanti lo “stepchild adoption” e le Unioni Civili. In base al disegno di legge “due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, di seguito denominate «parti dell’unione civile», possono contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune. La registrazione dell’unione civile è effettuata, su istanza delle parti della stessa unione, e in presenza di due testimoni maggiorenni” e proprio per questo equiparata al matrimonio.
Per quando riguarda le adozioni invece il testo recita che “i figli delle parti dell’unione civile, nati in costanza dell’unione civile, o che si presumano concepiti in costanza di essa secondo i criteri di cui all’articolo 232 del codice civile, hanno i medesimi diritti spettanti ai figli nati in costanza di matrimonio. Le parti dell’unione civile possono chiedere l’adozione o l’affidamento di minori ai sensi delle leggi vigenti, a parità di condizioni con le coppie di coniugi. In caso di separazione delle parti dell’unione civile, si applicano con riguardo ai figli le disposizioni dettate dall’articolo 155 del codice civile”.
Anche Benevento parteciperà al coro di voci nazionali. L’appuntamento è per sabato 23 gennaio alle 17.30, dove gli attivisti per i diritti civili s’incontreranno nei pressi della Prefettura. “Prendiamo la sveglia dal comodino – si legge nell’evento su Facebook – stacchiamo l’orologio dal muro, impostiamo la sveglia sullo smartphone e scendiamo in piazza per un flash mob che sveglierà l’Italia”. L’obiettivo è quello di creare pressione sull’approvazione che è tra l’altro caldeggiata anche da ‘Amnesty International Italia’ con il direttore Gianni Rufini che ha lanciato un appello proprio al Senato.