Nulla da eccepire ma stupisce che il sindaco del decennato se ne renda conto solo ora. In questa città, almeno da quando noi ne abbiamo contezza, è sempre esistito questo modus operandi, una prassi consolidata e accettata coram populo, fatta di piccole ritorsioni che non hanno permesso il pieno decollo di quella qualità dell’informazione di cui ora si duole Fausto. Quando si è inteso fare informazione. E tuttavia, negli ultimi tempi il manifestarsi di queste ataviche modalità di trattamento sono diventate di gran lunga più aggressive, da quando cioè il quadro politico, con l’avvento di Mastella, ha delineato un posizionamento chiaro di alcuni attori dell’informazione o della disinformazione, a seconda di come si guardi il problema. Da questo punto di vista la doglianza pepista presenta connotati condivisibili, è caratterizzata dalla presa di coscienza di uno stato molto più avanzato di virulenza, un attraversamento del Rubicone che è diventato sistematico e che colpisce anche chi ha esercitato il potere, come nel caso di Fausto. Certo suscita perplessità che sia proprio lui a sollevare il problema e che non lo abbia fatto prima quando era sindaco; lo pone ora che subisce direttamente gli effetti da minculpop di talune testate che gli negano la pubblicazione. Meglio tardi che mai.
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