A che serve la filosofia? E’ un refrain che sentiamo dire da parecchio tempo, un pò come la definizione, tutta forse partenopea, di chi rivolgendosi ad uno cavilloso e puntuale gli dice…ma non fare il filosofo oppure “tu si filosofo”. In soldoni chi si occupa di filosofia, nella vulgata generale, è uno pesante, che spacca il capello, che si veste di un abito comportamentale diametralmente opposto alla faciloneria o, per dirla platonicamente, ai sofisti che in ogni epoca non ci furono graditi.
Il senso del ciclo di appuntamenti all’Unifortunato, e che parte oggi in occasione della Giornata Mondiale della Filosofia è proprio questo; dedicarsi alla contemplazione dell’in-attuale che permea l’agire stesso di chi ha deciso di fare il filosofo.
Ma allora a che serve oggi, in un’epoca ipersonica, fermarsi a “perdere tempo” con il pensiero e come si fa ad entrare nella sensibilità delle nuove generazioni? Ce lo spiega il Professor Antonio Gisondi, presidente della locale sezione della Società Filosofica Italiana.