Presso il foyer del “Teatro Parioli Costanzo” si è tenuta la conferenza stampa di presentazione de “Il Nuotatore di Auschwitz”, spettacolo teatrale ispirato alla storia di Alfred Nakache e al libro “Uno psicologo nei lager” di Viktor E. Frankl. Lo spettacolo, scritto e diretto da Luca De Bei, ha come protagonista assoluto Raoul Bova, in una narrazione profonda che restituisce
al pubblico l’immagine di un personaggio dotato di umanità e coraggio fuori dall’ordinario. La storia di Nakache, che vince l’orrore dei campi di concentramento attraverso l’amore per l’acqua, il nuoto, viene portata in scena con le altre vite raccontate attraverso le pagine del libro di Viktor Frankl, lo psichiatra austriaco internato nello stesso campo di Auschwitz che ne trascrisse le storie.
Ciò che emerge dallo spettacolo è un’autentico messaggio di speranza, che si lega al senso della vita, anche se questa è calpestata dalla sofferenza. La forza interiore, anche se a volte silente, sembra essere l’unico vero antidoto alla sopraffazione del male. Il messaggio nel sottotesto dello spettacolo, suggerisce che anche nei momenti più oscuri dell’esistenza preserviamo sempre una scintilla.
Lo spettacolo nasce dall’unione di menti e anime complementari, come Raoul Bova, che puntualmente riesce a stupire per la sua cifra poetica, il regista Luca De Bei che ha realizzato la sceneggiatura con maestria sartoriale, con Marco Renda, che torna al fianco di Raoul Bova (dopo Ultima Gara) e che contribuisce allo spettacolo già dalla prima idea, nata come semplice suggestione, poi condivisa dal grande regista teatrale e dallo stesso Bova.
Di Renda sono i filmati che scorrono sul fondo della scena, fotogrammi in bianco e nero, essenziali, fluidi, apparentemente randomici, che trasportano l’osservatore in una dimensione lontana, ma presente.
Le luci disegnate da Marco Laudando, diventano il veicolo necessario per raggiungere luoghi e vite in una corsa nel tempo, ed ecco che linee luminose diventano le iconiche corsie di una piscina,il trionfo, la vita, prendono la forma di rotaie che trasportano relitti umani dilaniati nell’animo e nel fisico, fino a trasformarsi in strade, che si perdono nell’infinito. La musica che accompagna questo straordinario viaggio, porta la firma di un figlio d’arte, Francesco Bova, che nonostante la giovane età, ha saputo cogliere con una maturità professionale aspetti complessi dell’esistenza, mettendoli in musica.
Lo spettacolo sarà in scena anche in Irpinia il 17 novembre alle ore 20:30 a Lacedonia (AV).