Da “Sogna ragazzo sogna “ne è passato di tempo, ma questo inno alla libertà di Roberto Vecchioni vale oggi come allora- “Avevo 5 anni quando ho pensato a questa cosa, sognavo il banco di scuola, sognavo, sognavo…Come si fa a smettere di augurare una cosa tanto bella ai ragazzi di oggi?”- ha affermato Vecchioni.
Il professore ha parlato dei sogni, delle parole, della libertà al Festival Filosofico del Sannio “Stregati da Sophia”, che ha chiuso la rassegna 2024 al teatro San Marco di Benevento, proprio con la lectio magistralis del cantautore Roberto Vecchioni, sul tema “L’importanza del linguaggio”.
Assieme all’ideatrice del festival la presidente Carmela D’Aronzo, Vecchioni ha parlato dell’uso corretto delle parole dalla genesi del linguaggio, con riferimenti al suo libro “Lezioni di volo e di atterraggio”.
“I confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo”, diceva Wittgenstein. Noi siamo le parole che conosciamo, la lingua che riusciamo a usare. Più questa è ricca, più la sappiamo articolare, più saranno ricchi e articolati i nostri pensieri e il nostro essere, più saremo padroni coscienti di noi stessi, più potremo essere liberi e creativi.
Nelle Giornate di Follia, come Vecchioni, le definiva incontrava i suoi allievi in un parco, “ci si metteva spari, chi in piedi, chi sdraiato, dopodichè s’iniziava. Questo era il gioco, questa la sfida: aggirare l’ovvio, non ripetere il risaputo, bucare il tempo, aprire strade, sondare il possibile, il parallelo, l’alternativo. Poteva durare anche a lungo questo aggrovigliarsi di nuvole e mondi, ma si atterrava, prima o poi si atterrava sempre”.
“E’ gioco, sfida, provocazione. E’ gettare un sasso e contare i cerchi che si allargano sull’acqua. Porte che si aprono su altre porte, senza mai fermarsi alla prima”.