L’eco profondo delle strade di Benevento si trasforma in una vibrante sinfonia di storie con l’ultimo album del rapper sannita Tamburo, intitolato “Randagi di Dio”. Presentato oggi a Benevento, l’opera è un racconto musicale audace, che richiama alla mente capolavori cinematografici come “City of God” con cui Fernando Meirelles svelò il microcosmo delle favelas di Rio de Janeiro.
Tamburo con quest’album ci trascina nelle periferie del mondo, rivelando storie di lotta, amore e speranza. I “randagi di Dio”, come l’artista definisce i “ragazzi di strada”, sono testimoni viventi di una realtà spesso oscurata, con i sogni interrotti da un mondo che li sfida quotidianamente. Tamburo trova la strada per uscire dal quartiere con il rap non per smettere di raccontarlo, ma per cominciare a essere riconosciuto come rapper oltre i confini che racconta.
Seguendo la lezione dei Co Sang, Tamburo comunica la rabbia per non farla esplodere dentro, perché, come ci raccontano i rapper americani alla Tupac, ci vuole coraggio per dire la verità, anche in musica, e ce ne vuole ancora di più per guardarsi dentro e raccontare la propria di verità.
In queste strofe Alessio ( Tamburo) usa il rap per prendere fiato ossigeno, un po’ come il Ghali di “Ora d’aria”, ci mette l’anima e si porta dietro tutti i pezzi della sua vita, fa esattamente quello che il rap ti chiede di fare, dire tutto, senza filtri, insieme ai suoi Randagi di Dio. Questo lavoro si configura come un’epopea urbana che abbraccia la sfida, la lotta e l’identità, rappresentando non solo la voce di un individuo, ma l’eco di molte vite intrecciate nella complessità della vita di strada.
Randagi di Dio è un grido di sfida lanciato alle difficoltà quotidiane che affliggono ogni angolo dimenticato del mondo. Ogni nota che esce dalle sue tracce è un’esplosione di emozioni grezze, un inno di ribellione e solidarietà.
Non canta solo il disagio delle periferie, lo abbraccia, lo fa suo e lo trasforma in un’esperienza sonora che rimbomba in ogni cuore che batte al ritmo della lotta quotidiana.
La sua musica è più di un genere, è un movimento, un richiamo all’azione contro le ingiustizie, una colonna sonora di speranza per chi vive nelle zone dimenticate. Con ogni strofa, Tamburo diventa il narratore appassionato di una realtà spesso trascurata, dando voce alle storie che urlano dietro l’indifferenza e portando la luce nelle ombre della periferia.
La sua filosofia incisiva è incastonata nella potente dichiarazione: “Il futuro appartiene a chi se lo prende”. Questa frase risuona con una determinazione ardente, trasmettendo la convinzione che il successo non sia un regalo del destino, ma una conquista audace. Per Tamburo, il futuro è un territorio selvaggio pronto ad essere esplorato e plasmato con passione e dedizione. La sua musica pulsante, le scelte intraprese e il suo cammino irrompono con l’energia di chi sa che il controllo del proprio destino è nelle mani di coloro che sono pronti a afferrarlo con forza.
“Nel mio racconto di periferie – ha spiegato Alessio (Tamburo)- , esploro la rabbia e la speranza intrecciate nelle pieghe delle strade. Ogni quartiere, come il rione Libertà di Benevento, è un microcosmo di passioni, conflitti e sogni. La rabbia nasce dalle sfide quotidiane, dalle difficoltà economiche e dalle dinamiche familiari complesse. Eppure, in mezzo a questo caos, emergono sprazzi di resilienza. Questo viaggio musicale – racconta – è un pellegrinaggio attraverso le periferie del mondo, come ‘City of God’ ha svelato le viscere delle favelas di Rio de Janeiro.
“La rabbia diventa forza motrice di cambiamento, mentre la speranza è il faro che illumina il cammino verso un domani migliore. In questo mio ultimo lavoro, ‘Randagi di Dio’, cerco di catturare questa dualità, esplorando le profondità del passato con onestà crudele e celebrando l’identità di comunità spesso trascurate. Questo racconto non è solo mio, ma di ogni individuo che si trova a camminare per le strade delle periferie del mondo, con la rabbia che alimenta la volontà di cambiare e la speranza che pulsa sotto la superficie”