Sabato 11 novembre alle ore 10 a San Giorgio la Molara, nell’Auditorium del Convento dei Domenicani avrà luogo una Giornata di Studio dedicata ad alcune importanti novità emerse dall’analisi di documenti d’archivio e da significative testimonianze archeologiche emerse nel territorio di San Giorgio.
Questa giornata sarà arricchita anche dalla sapiente presenza del Professore Marcello Rotili, studioso di caratura internazionale, autore di un infinito numero di libri e articoli, attualmente al lavoro come Direttore del Museo del Sannio di Benevento.
Dobbiamo ringraziare Marcello Rotili per l’affetto e la disponibilità pur tra i mille e mille impegni che quotidianamente affollano la sua agenda. Ma anche Don Sergio Ingegno, parroco della vicina Molinara, storico del territorio, ha voluto donarci uno studio sulle novità emerse dall’analisi dei reperti presenti a Molinara.
La consueta ‘conferenza illustrata’ di Tiziana Ambra Iazeolla riguarderà importanti novità relative al territorio di San Giorgio.
Documenti d’archivio attestano infatti la presenza di un ‘Tratturo Regio’, diverso dal ben noto Pescasseroli-Candela, che si sviluppa seguendo una dorsale che conduce alle sorgenti del Fortore.
E forse anche grazie a questa ‘scorciatoia’ e alla vicinanza alla prospera città di Benevento, che già al tempo dei Romani, all’epoca della Repubblica, sorsero lungo le rive del fiume Tammaro, numerose ville rustiche di ricchi notabili, attestate da numerose epigrafi, e caratterizzate da impianti di produzione solitamente accompagnati dalle necessarie infrastrutture per la commercializzazione dei prodotti: strade, taverne e ponti.
Infatti due taverne e un ponte, ancora in piedi, databile probabilmente al secolo secondo avanti Cristo testimoniano l’importanza del territorio già a quell’epoca.
Nelle campagne di San Giorgio è stata inoltre ritrovata una statua acefala di un togato che indossa la toga in un modo molto particolare. Tale scultura potrebbe forse essere il ritratto di un importante personaggio di epoca augustea vissuto nel nostro territorio.
Potrebbe appartenere alla committenza della sua ricchissima famiglia in quegli stessi anni, anche un ponte frammentario che attraversava il fiume Tammaro, di cui rimangono imponenti resti .
Alla successiva epoca giulio-claudia è stata datata una iscrizione, parte di un monumento funebre, ancora visibile accanto ad un mulino. All’impero sono invece riferibili due ritratti erratici appartenuti forse a una villa attestata nella Tabula Alimentaria dei Liguri Bebbiani.
Alla fine della giornata il Professore Marco Carpiceci, della Università La Sapienza di Roma, chiuderà questo incontro affrontando il tema delle difficoltà che spesso caratterizzano i rilievi dei monumenti, soffermandosi in particolare modo proprio sui due ponti di San Giorgio: il ponte dell’Isca e il ponte sul Tammaro.
Lo studioso si soffermerà soprattutto sui ‘virtuosistici’ rilievi ottenuti con lo scanner laser e con il drone, entrambi necessari e indispensabili per i ponti sangiorgesi. Questo contributo riguarderà soprattutto il dimenticato ponte sul fiume Tammaro, assente anche dalla toponomastica sangiorgese. È stato forse questo ponte la tappa di un antico itinerario, detto Itinerario Antonino,
in latino tardo ‘Super Thamari Fluvium’, scomparso in seguito dalle mappe per raggiungere la Terra Santa, probabilmente perché distrutto già nel quarto secolo dopo Cristo, in seguito alla sequenza di due terribili terremoti che si sono succeduti a 29 anni di distanza, nel 346 e nel 375.