I ragazzi del Rampone incontrano Ettore Scola. Lo fanno attraverso Silvia Scola coautrice, insieme alla sorella Paola, di un libro sul grande genitore dal titolo ironico “Chiamiamo il babbo”, una cavalcata nel mondo di Ettore, la sua arte, la sua vita al servizio del cinema, i grandi film di cui è stato lui l’assoluto protagonista. E i grandissimi nomi del cinema che hanno contribuito a rendere grandi quelle opere d’arte che hanno raccontato l’Italia in un quarantennio buono di vita nazionale, dalla guerra agli anni ottanta.
Silvia Scola ospite dell’iniziativa “Diamo immagini alle idee” con lo sceneggiatore e regista Umberto Rinaldi insieme alle professoresse Simona Curcio e Paola Serino, ma soprattutto il contatto vivo con i ragazzi, le loro domande, cui la sceneggiatrice ha risposto fornendo un racconto profondo di chi sia stato Ettore Scola per la cultura del nostro Paese e l’opera di approfondimento che il cineasta di Trevico ha trasposto nei suoi film.
Un testimone di una generazione irripetibile, questo è stato Ettore Scola, politicamente schierato a sinistra ma essenzialmente un artista che ha scandagliato a tutto tondo quella umanità che ha voluto raccontare sempre partendo dalla visuale dei più emarginati. A Silvia Scola abbiamo chiesto quale sia stato il messaggio che suo padre ha lasciato in eredità.
le dichiarazioni nel video che segue
