Giovedì da ricordare per la città Benevento, con Paolo Fresu, super ospite d’eccezione, del Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” di Benevento, per un doppio appuntamento con la musica Jazz, veramente speciale, una Masterclass e un Concerto sold-out, memorabili. Un successo ottenuto anche grazie al sempre più fruttuoso incontro sinergico di tre solide istituzioni della città come il Conservatorio, l’Università del Sannio e l’Accademia di Santa Sofia, promotori di una eterogenea stagione artistica di altissimo livello.
La giornata si è aperta con una importantissima Masterclass al Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” di Benevento. Ben 150 studenti, giovani allievi e futuri musicisti, al Complesso San Vittorino, dalle ore 10 di ieri mattina, hanno potuto assistere a una lezione veramente straordinaria e conoscere da vicino il Maestro Paolo Fresu, uno dei più importanti nomi del jazz contemporaneo a livello internazionale, artista sensibile e prolifico, trombettista, compositore, flicornista nonché scrittore italiano.
Grazie al Conservatorio di Benevento, i giovani musicisti-studenti hanno potuto vivere, gratuitamente, un’esperienza davvero unica, misurandosi con un loro idolo e assaporando di persona uno di quei preziosi momenti, quando i grandi maestri si concedono con generosa disponibilità alle giovani generazioni, regalando non solo la loro arte sopraffina ma rivelando anche frammenti del loro vissuto, i loro segreti, il loro immenso e variegato bagaglio culturale, l’amore per la vita, i diversi linguaggi della creatività umana, le relazioni tra le persone, tutto ciò, insomma, che la musica vissuta ecletticamente deve esprimere e portare con sé.
Terminato il workshop, Fresu, nella serata di ieri, questa volta all’Auditorium Sant’Agostino, è stato, poi, protagonista special guest di un grandissimo concerto con l’Orchestra Jazz del Conservatorio Nicola Sala di Benevento, evento incluso nell’eterogeneo cartellone della Stagione Concertistica 2023 organizzata da Accademia di Santa Sofia, in sinergia con Università degli Studi del Sannio e Conservatorio di Benevento. Kermesse che vanta sempre Filippo Zigante e Marcella Parziale alla direzione artistica, e Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock, alla consulenza scientifica.
Dopo i consueti saluti di rito di Maria Buonaguro, Presidente Amici Accademia di Santa Sofia e di Marcella Parziale, arriva l’interessante e coinvolgente preludio dal titolo “From Research to Business”, curato con passione, chiarezza e contagiosa convinzione da Caterina Meglio, Presidente del Conservatorio di Benevento. E ora il concerto può cominciare.
Un’altra occasione unica, per gli allievi del Conservatorio, che possono suonare insieme ai loro professori con una star internazionale come Fresu. L’orchestra, veramente eccellente, è composta da maestri di razza e giovani promesse del jazz: Ferruccio Corsi (docente), Giuseppe Capriello, Ciro Marone, Gianni Taglialatela, Gabriele Mastropasqua ai sassofoni; Matteo Franza (docente), Angelo Cioffi alle trombe; Alessandro Tedesco, Antonio Di Somma ai tromboni; Roberto Spadoni alla chitarra; Elisabetta Serio (docente), Enrico Asquitti al pianoforte; Franco Fabbrini (docente), Saverio Russo al basso; Leonardo De Lorenzo (docente), Marco Leone alla batteria.
La direzione e gli arrangiamenti sono affidati a Roberto Spadoni, strumentista e direttore d’orchestra jazz, chitarrista, compositore, e tanto altro, che è stato docente di Composizione Jazz al Conservatorio di Benevento, attualmente presso la Siena Jazz University e presso altre istituzioni prestigiose.
Entusiasmante e coinvolgente il programma del concerto. Il maestro Spadoni presenta simpaticamente ogni brano con efficaci e sintetici aneddoti. Anche Fresu che dà, letteralmente, anima e fiato, continuo, ai suoi amati compagni di viaggio, tromba e flicorno, spesso, con le sue condensate parole, aggiunge significati alla musica, con sprazzi della sua vita di uomo, di musicista e artista.
Dopo un intro super swing da “Ce La Posso Fare” di Roberto Spadoni, eseguito dall’orchestra, per scaldare la sala, la platea, gigantesca, accoglie con un’ovazione Paolo Fresu e la sua “Ferlinghetti”, brano malinconico e notturno, che fa parte della colonna sonora composta dall’artista per il film-documentario, ora in uscita, “The Beat Bomb” del regista Ferdinando Vicentini Orgnani, che racconta la meravigliosa storia di Lawrence Ferlinghetti, poeta, pittore, e attivista, che nel 1953 fondò la libreria City Lights a San Francisco, che, grazie ai suoi rapporti di stretta amicizia con molte figure di spicco della beat generation, come Allen Ginsberg, Gregory Corso e Jack Kerouac, ben presto divenne la casa editrice di riferimento del movimento.
Il pubblico incantato, ascolta, poi, “Bernie’s Tune” (1952) incantevole standard Jazz di Bernie Miller, portato al successo dal mitico gigante, signore del sassofono, Gerry Mulligan e Fresu ne riprende con genio interpretativo la personale trascrizione. Un capolavoro esecutivo, di tecnica e cuore, che suscita applausi fragorosi. Grande l’orchestra, grandissimo Fresu. Quindi, un omaggio al compianto professor Aldo Bassi, indimenticato docente del Conservatorio di Benevento, con i brani “I Sogni che …” e l’affascinante “11 12”, due pezzi bellissimi e densi di emotività, ipnotica la tromba di Fresu, come l’amabile vellutato flicorno. Grandissimi tutti i maestri.
Arriva “Everythings Happens to Me” di Dennis e Adair, altro celeberrimo standard del Grate American Song Book, portato al successo da Frank Sinatra e poi interpretata da tutti i più grandi jazzisti del mondo, tra i quali il Signor Fresu con Uri Cane. E l’orchestra si sbizzarrisce in miriadi di assolo strepitosi, dove ogni musicista o sezione dà il meglio di sé. Fresu, superlativo, gioca e interagisce magnificamente con ognuno di loro È la volta di “The Rainbow” del maestro direttore Roberto Spadoni, un arcobaleno jazz, dai mille colori sonori, scritto in pieno lock down, per aprirsi con fiducia alla speranza.
Spadoni presenta poi “Metamorfosi” di Paolo Fresu, ispirato alla composizione Metamorphosen di Richard Strauss (1864-1949), studio per 23 archi solisti, della durata di circa mezz’ora, composto durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale (agosto ’44 – marzo ‘45), un delirio di temi, variazioni e proposte musicali per mille voci e caratteri, cui Fresu si ispira mirabilmente in un pezzo di inusitata poesia, prodigiosamente in bilico tra l’esercizio di stile e il numero di magia.
La chiusura è con “Ce La Posso Fare” di Roberto Spadoni, che riprende l’intro della serata e porta a compimento un brano ricco di sfumature e occasioni di grande improvvisazione per tutti i solisti, bravissimi, dell’orchestra. Il Maestro Spadoni, con grande versatilità e sicurezza, alterna, qui come altrove, i sui momenti alla chitarra, straordinariamente distintivi, nitidi e vivi, con quelli da bravo direttore.
Gli applausi, fragorosi, scrosciano interminabili, gli artisti salutano ed escono, ma richiamati da urla e inviti al bis rientrano per una riproposta esaltante di “Ferlinghetti” di Fresu, un’ennesima dimostrazione di generosità, energia e talento, stupendamente esorbitanti dai confini del palco. La platea esulta. Fresu e l’Orchestra Jazz del Conservatorio di Benevento, un trionfo. (Monica Carbini)