Sabato sera, in un gremito Auditorium Sant’Agostino di Benevento, si è ripetuto con successo, di fronte al folto pubblico entusiasta, l’appuntamento con la grande musica classica, uno degli assi portanti della Stagione Concertistica 2023 proposta da Accademia di Santa Sofia, in sinergia con l’Università degli Studi del Sannio e il Conservatorio di Benevento. Una collaborazione consolidata che vede sempre Filippo Zigante e Marcella Parziale alla direzione artistica, e Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock, alla consulenza scientifica.
Protagonisti di un nuovo felicissimo connubio artistico, gli straordinari maestri dell’Orchestra da Camera Accademia di Santa Sofia e il Maestro siculo/napoletano, Francesco Nicolosi, “uno dei migliori pianisti viventi al mondo”, hanno scelto, per l’occasione, il particolare repertorio di due figure cardine della scena musicale europea, entrambi capisaldi della gloriosa scuola musicale napoletana: Francesco Durante (1684 – 1755) e Giovanni Paisiello (1740 – 1816), clavicembalista e compositore tra i più grandi del ‘700 ma anche creativamente proiettato verso un ‘800 che contribuirà ad ispirare.
La serata musicale apre con la grande danza barocca del Concerto n° 8 in la maggiore per orchestra d’archi, detto anche “La Pazzia”, uno dei più noti e amati concerti di Francesco Durante. Una gioia palpabile emana da tutti gli archi di questa orchestra, magnificamente coesa, che intona una composizione piena di spirito e grazia, piena di allegria e splendidi giochi vocali tra le varie sezioni strumentali, tra folli danze negli “allegri”, e suadenti ricami nei movimenti detti “Affettuosi”.
Gli applausi, scroscianti, alla fine del terzo movimento, continuano finché non entra il grande pianista di fama internazionale Francesco Nicolosi, che introduce subito un clima di scoperta e di rivelazione di sorprendenti novità, incuriosendo il pubblico, con la presentazione della prima esecuzione assoluta di alcune pagine apocrife, nascoste, dimenticate e poi scovate in un anonimo cassetto della lontana Inghilterra, negli anni ‘70 del secolo scorso. Tali pagine, più precisamente otto concerti, definitivamente attribuiti al grande compositore napoletano Giovanni Paisiello, e riportati alla vita proprio dal Maestro Nicolosi, non sono mai state suonate prima di fronte a un pubblico.
E così, con il Concerto n° 6 in si bemolle maggiore, e il Concerto n° 7 in la maggiore, emergono, magnificamente attuali, pagine di raffinata freschezza, dove un consolidato trionfo barocco apre a improvvise e inaspettate sonorità romantiche in una sorprendente illuminata anticipazione della modernità. Con una fulminea metamorfosi, il clavicembalo (storico precedente compagno di Paisiello) è scomparso e l’ibrido fortepiano si è trasformato in un meraviglioso possente modernissimo pianoforte. E a tratti sembra pure di sentire la mano di Chopin. Si respirano già fortemente l’eleganza, la creatività e la luminosa personalità aperta alla contaminazione tipica della cultura mitteleuropea, che l’autore respirò, sviluppò e assimilò nei suoi vari incarichi in giro per l’Europa.
Forti chiaroscuri e mutevoli contrasti, attraversano i vari movimenti delle due composizioni in un sempre vivacissimo dialogo tra il pianoforte del “sommo” Francesco Nicolosi, ora brillante e impetuoso, ora malinconico e lirico, ora spiritoso e stravagante, e la straordinaria magnifica orchestra che empatizza col piano e con il pubblico, patisce, gioisce, si esalta, si diverte, ed è una gioia per chi, oltre che ascoltare, li può vedere da vicino.
Formidabili tutti, i maestri di prima grandezza, di perfezione tecnica e comunicativa: i Primi Violini Riccardo Zamuner (konzertmeister), Federica Tranzillo, Alina Taslavan, Francesco Norelli; i Secondi Violini Alessia Avagliano, Alessandra Rigliari, Emanuele Procaccini; le Viole Francesco Solombrino, Martina Iacò; i Violoncelli Danilo Squitieri e Alfredo Pirone; il Contrabbasso Gianluigi Pennino.
Fondamentali poi, per lo strabiliante viaggio nel tempo, i due Corni Davide Citera e Raffaele Papa, che nel concerto n.6, aggiungono luminosa freschezza ai deliziosi cantabili e alla brillantezza, espressi dal piano e poi sviluppati superbamente dall’orchestra.
Il pubblico esulta e applaude con gratitudine, la gioia della musica, la perfezione della musica, il mistero immortale della musica. Applausi e ovazioni richiamano ben due bis che arrivano puntali dal maestro Francesco Nicolosi, una sonata in Si bemolle per fortepiano di Cimarosa, per restare tra autori napoletani, e il notissimo valzer dal Gattopardo per tornare alla sua Sicilia. E tutto il pubblico canta e applaude.
Il maestro Nicolosi ha poi ricordato che, insieme all’Orchestra di Santa Sofia, Domenica 26 e lunedì 27 febbraio, sempre all’Auditorium Sant’Agostino, registrerà questi ultimi due concerti più l’ottavo, in un CD che sarà prossimamente allegato e in copertina, sulla prestigiosa rivista nazionale di settore, Amadeus. I concerti dal primo al quinto di questa straordinaria vicenda di riscoperta, sono già stati da lui incisi.
Prima del concerto, dopo i consueti saluti iniziali di Maria Buonaguro, Presidente amici dell’Accademia e di Marcella Parziale, Direttore Artistico della Kermesse, ha avuto luogo un’entusiasmante preludio scientifico curato da Antonio Feoli (Professore Associato di Fisica e Meccanica quantistica all’Università degli Studi del Sannio) con un efficacissimo e coinvolgente intervento sui temi della cosmologia intitolato: Uno, nessuno e centomila…universi. Il brillante professore ha spiritosamente sottolineato come abbia dovuto condensare miliardi di anni di storia dell’universo, nel brevissimo tempo a sua disposizione. Impostato il discorso su considerazioni filosofiche più che matematico scientifiche, ha citato il problema di come l’equazione dell’universo si basi su valori precisi (e imprescindibili per l’esistenza stessa dell’universo e per l’esistenza della vita nell’universo) delle costanti fondamentali, che nessuna teoria però è ancora in grado di spiegare. Citando, da un lato, il sommo cosmologo, astrofisico e matematico Stephen Hawking e, all’opposto il poeta Charles Péguy, di ispirazione cristiana, ha poi descritto le tre possibili spiegazioni alternative: il caso, un creatore, gli infiniti universi. Ma tali possibilità non possono, per ora, essere verificate sperimentalmente. La caccia alla spiegazione finale di tutte le cose è aperta.