Nel segno di Ireneo da Lione, nomen omen nel riferimento alla pace che permea il suo nome. Di lui, della sua opera e della sua profonda attualità si è discusso presso l’aula Ciardiello del dipartimento Demm dell’Unisannio, cdhe si contradistingue ancora una volta per la sua estrema varietà di interessi. Per affrontare il discorso su Ireneo, nativo di Smirne ma poi vescovo di Lione, è tornato a Benevento Monsignor Franco Piazza, già docente dell’ateneo sannita, e che dal prossimo 3 dicembre deterrà la Cattedra della Diocesi di Viterbo. Accolto dal Rettore Canfora e del prorettore Marotta, Don Franco, figura di intellettuale raffinato e di studioso, membro della pontificia congregazione delle Cause dei Santi e proprio in quanto tale autore dello studio analitico del pensiero di Ireneo che ha poi condotto Papa Francesco a nominarlo Dottore della Chiesa, Don Piazza ha affrontato il tema della straordinaria attualità di questo personaggio, cruciale nel tempo in cui ha vissuto. Uomo di raccordo nella fase di trasformazione della romanità, siamo nel secondo secolo dopo Cristo, Ireneo è espressione della capacità e della esigenza del dialogo e della mediazione agli albori dei contrasti all’interno di una Chiesa ancora lontana dall’affermarsi all’interno dello stato romano ma già assalita dalla discordia intestina tra cattolicesimo e proto-ortodossia, tra Occidente e Oriente. In sostanza, un precursore molto avanti rispetto al suo tempo e il cui stidio molto può giovare alla soluzione dei problemi di oggi, a partire dalla integrazione, all’accoglienza, agli scambi culturali. Una ennesima conferma che nel mondo antico c’è la chiave di lettura per leggere il presente, cosa che fa della classicità un vero e proprio motore di ricerca, se proprio vogliamo attualizzare la portata ecumenica di figure come Ireneo di Lione.
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