La sala conferenze di Palazzo Caporaso, a Cautano, ieri pomeriggio era gremita di gente. Curiosi, esperti escursionisti e appassionati della montagna hanno partecipato alla presentazione del primo libro sul Taburno-Camposauro scritto dal professore, già preside, Enrico Palumbo. Ad aprire il convegno Nicola Matarazzo, presidente dell’associazione AsD La Dormiente, che ha sottolineato l’importanza di un’opera nella quale si mette in luce con chiarezza l’impegno di chi, 20 anni fa, ha creduto nel ventaglio di possibilità che l’area protetta avrebbe dato al territorio.
“Un grazie – ha precisato Matarazzo – va al presidente Costantino Caturano sempre sollecito ad accogliere ogni iniziativa al fine di promuovere il parco e le sue bellezze. Ci voleva uno come lui per far ritornare a vivere la montagna e soprattutto a credere in uno sviluppo sostenibile”. In corso tante iniziative per festeggiare il 20ennale del Parco. “Escursioni, eventi enogastronomici e convegni – ha sottolineato Caturano – sono solo la punta dell’iceberg. Questo libro ci dà l’esatta dimensione di quanto sia stato lungo e tortuoso l’iter per l’istituzione prima dell’Area Protetta e poi dell’Ente che lo gestisce. Il professore Palumbo ci racconta questo e tanto altro ancora in un’opera che ben evidenzia quali possano essere i punti di forza del nostro territorio”. Gli studi condotti in questi anni ed i protocolli d’Intesa con l’Università del Sannio continuano a dare i loro frutti con la mappatura dei geositi. Ad illustrare il lavoro svolto è intervenuta la professoressa Angela Jacobucci, esperta in Scienze Naturali: “Questo libro è molto interessante perché ha preso in carica l’analisi delle acque, la struttura geomorfologica senza dimenticare la fauna e la flora con una zonizzazione che ne evidenzia l’importanza scientifica”. Ad affascinare la platea è stato l’autore. Palumbo con un linguaggio semplice con cui ha descritto i primi passi compiuti dal 1962 fino al 2002, dalla ricerca condotta sul campo su richiesta del professore Giacomini – botanico di livello mondiale – per verificare lo stato di salute dei boschi del Taburno fino al travagliato iter burocratico dell’istituzione dell’Area Protetta. Cinque anni nei boschi del Taburno con il professore Giuseppe Caputo. Cinque anni di indagini per tracciarne l’idrografia. “L’istituzione dell’Ente – ha spiegato Palumbo – è arrivata dopo le ricerche e grazie all’avvocato Guido del Basso De Caro che condivise l’idea di far diventare il massiccio del Taburno Area Protetta. A lui il mio più grande riconoscimento per aver coinvolto i vari politici e i Comuni che all’inizio erano restii”. L’ultima fase del lungo iter culmina il sei novembre del 2002 quando la Regione istituisce il Parco Regionale del Taburno-Camposauro, scommettendo su un’area protetta tra le più belle del sud Italia.
Riceviamo e pubblichiamo