Nonostante una passione per la musica nata in tenera età, dalle lezioni di musica classica sul pianoforte di famiglia e dai dischi jazz che suo padre ascoltava, Grégory Privat ha dedicato inizialmente le sue energie a una carriera ingegneristica. Di quest’esperienza, che paradossalmente lo ha reso consapevole della necessità di tornare al suo primo amore, conserva oggi un sano gusto per la tecnologia e l’innovazione. Inizia così la sua avventura artistica che lo ha visto costruirsi un nome nel panorama del jazz francese, grazie alle sue doti di pianista oltre che di compositore, con dischi al limite del jazz e della musica caraibica come “Ki Koté” (Gaya Music Production, 2011), “Tales of Cyparis” (Plus Loin Music, 2013) poi “Luminescence” (Jazz Family, 2015) che gli è valso il titolo di Révélation alla cerimonia Les Victoires du Jazz prima di pubblicare il notissimo “Family Tree” (2016) sulla prestigiosa etichetta discografica “Act Music”.
Un riconoscimento e un successo ai quali Grégory Privat, sempre guidato dal desiderio di indipendenza e di nuovi orizzonti musicali, rifiuta di essere incatenato, tanto da lasciare l’etichetta tedesca per fondare “Buddham Jazz”. “Soley”, il cui titolo rimanda al simbolo di luce che induce speranza, riflette quest’audacia e non assomiglia a nessuno dei suoi lavori precedenti: qui scopriamo un universo ibrido dove convivono e si intrecciano jazz, musica caraibica, musica elettronica, pianoforte e sintetizzatori, l’eredità del trio jazz, la tradizione della musica classica e della canzone. Perché, per la prima volta, Grégory Privat si rivela anche come cantante e apporta a “Soley” una dimensione vocale tra lo strumentale e la narrazione che, finora, aveva donato solo ad altri o utilizzato esclusivamente sul palco e che ora invece conferisce alla sua musica una forza emotiva più grande che mai.
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