Un successo il ritorno in grande stile dell’Accademia di Santa Sofia e della sua Orchestra da Camera che con “Una Sera all’Opera” trascina e commuove un pubblico ordinato e controllato secondo le norme anti covid previste. Molti infatti quelli rimasti fuori per rispetto della normativa. Sabato 19 febbraio 2022 all’’Auditorium Sant’Agostino, ha preso il via la nuova Stagione Artistica 2022 che vede affiancati Accademia di Santa Sofia e Università degli Studi del Sannio, con i direttori artistici Filippo Zigante e Marcella Parziale e con la consulenza scientifica di Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock. Finalmente tornata a esibirsi dal vivo, per la gioia del suo pubblico a Benevento, la formazione da camera dell’ Accademia di Santa Sofia, dall’amalgama sonora impeccabile, densa, compatta, e sempre precisa e affilata come una lama, ha visto sul palco, ai violini, il fulcro energetico dell’orchestra, il konzertmeister Marco Serino, con Annastella Gibboni, Federico Tranzillo ed Emanuele Procaccini e poi Alessia Avagliano, Alessandra Rigliari e Alberto Caponi; alle viole Francesco Solombrino e Matteo Rocchi; ai violoncelli Danilo Squitieri e Alfredo Pirone; al contrabbasso Gianluigi Pennino. Tutti musicisti di gran pregio, sia i professionisti di fama e comprovato riconoscimento, sia i giovani promettenti pieni di talento e determinazione. Una realtà musicale oramai apprezzata, matura e consolidata, una garanzia di professionalità, passione e tecnica esecutiva, e che ogni volta piacevolmente stupisce per la versatilità, la varietà, la freschezza del repertorio e per come riesce sempre a superare sé stessa dando vita a una potente materia sonora dalle mille sfumature comunicative, emotive, formative. Un dono che arriva dritto al cuore di chi ama la musica. Un programma articolato e sorprendente quello scelto per “Una Sera all’Opera”, un itinerario ricco di emozioni attraverso alcune delle melodie più conosciute e amate del nostro inesauribile patrimonio operistico ma che ha ricordato anche arie meno popolari, in una trascrizione per orchestra d’archi, che ha richiamato numerosi e lunghi applausi calorosi. L’esordio trascinante cattura subito la platea impaziente con l’ouverture da “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini.
Poi Giuseppe Verdi con “I Masnadieri” preludio (trascrizione di Emilio Mottola) e ancora con una Suite da “Luisa Miller” (trascrizione e riduzione dell’allievo di Verdi, Emanuele Muzio) che delizia il pubblico con ondate di puro spirito romantico. È ancora la volta di Rossini con “La Gazza Ladra” ouverture, ed è un crescendo di entusiasmo.
L’ intermezzo struggente da “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni arriva attesissimo e rapisce tutti gli appassionati in sala.
Con “I lombardi alla prima crociata” preludio e terzetto, di Verdi, i toni si fanno più solenni volgendo poi verso il finale con l’ouverture da “Guglielmo Tell” di Rossini. Una dinamica nitida ed emozionante tra le voci degli strumenti. Applausi scroscianti e, come richiestissimo bis, il celeberrimo preludio dal primo atto de “La Traviata” di Verdi. E anche all’ultimo saluto il pubblico non vuole lasciarli andar via. Il concerto è stato preceduto da una coinvolgente dissertazione sul tema: Numeri naturali, una chiave per la Musica e per altri misteri. Massimo Squillante direttore del Dipartimento DEMM, Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi, dell’università degli Studi del Sannio nel suo breve intervento ha raccontato di come i numeri, la matematica, la ricerca scientifica, la creatività e l’arte possano e anzi debbano procedere libere e insieme, contaminandosi a vicenda, affascinando il pubblico con citazioni da libri e film di successo come “La solitudine dei numeri primi”, o con la storia dell’ inglese Alan Turing, uno dei più grandi matematici del XX secolo nonché uno dei padri dell’informatica, che nel 1943 decrittò per gli alleati i codici creati dalla macchina crittografica tedesca “Enigma”, vicenda cui si ispira l’omonimo film. Infine ha ricordato la figura del matematico indiano Srinivasa Ramanujan e del suo mentore G.H. Hardy, la loro storia ha ispirato il film “L’uomo che vide l’infinito” e viene citata anche nel film “Genio ribelle”.
Il ricercatore dello stesso dipartimento, matematico e pianista Giacomo Di Tollo, ha poi parlato delle ricerche musico-matematiche del giovane Mozart, di come le correlazioni matematiche in musica abbiano sempre affascinato e ispirato i compositori, fino ad arrivare a parlare di Dave Brubek, uno dei migliori pianisti nella storia della musica jazz, e del suo brano iconico Take Five, che deve il suo nome proprio all’esotica metrica in 5/4, brano che ha poi eseguito al pianoforte dopo una composizione di Marco Reghezza tratto da Creneau Piano Series, progetto musicale che raccoglie le emozioni vissute durante la pandemia da trentuno compositori. Sono intervenuti per i saluti iniziali Maria Buonaguro presidente Amici dell’Accademia, i direttori artistici Marcella Parziale e Filippo Zigante, Salvatore Palladino presidente dell’Accademia. Accalorato e sentito il ringraziamento dell’assessore alla cultura Antonella Tartaglia Polcini.