Domani, mercoledì 16 giugno, il Campania Teatro Festival, diretto per il quinto anno consecutivo da Ruggero Cappuccio, e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, fa tappa al Teatro Naturale di Pietrelcina (Benevento) con la prima assoluta, alle 21, di “Mio figlio sa chi sono”, diretto da Paolo Coletta, che firma le musiche ed è anche autore del testo insieme a Silvana Totàro. La scena è ambientata nell’interno disabitato di un appartamento alto-borghese. A tre giorni dalla morte del figlio avvenuta proprio in quella casa, Nicole, interpretata da Gea Martire, torna per incontrare Vincent, l’amico di una vita svanito nel nulla dalla tragica scomparsa del ragazzo. L’uomo tarda ad arrivare, così dalle stanze vuote riaffiora il ricordo di una vita. Come in un gioco di matrioske, la verità dei fatti accaduti la notte di tre giorni prima si dipana insieme al disvelamento della storia di Nicole e di Vincent. Ma chi è davvero Vincent? E perché non si presenta? Mescolando passato, presente e futuro, Nicole ricompone i pezzi del puzzle, in una sequenza parallela al racconto fondativo della civiltà occidentale – quello della Sacra Famiglia – praticandone una sua personale riscrittura eretica.
Debutto assoluto, stavolta nel Casino della Regina del Museo e Real Bosco di Capodimonte, sempre alle 21, anche per “Il secondo figlio”, scritto e diretto da Gianni Spezzano, con l’aiuto alla regia di Adriana Mazzei. Gennaro Di Colandrea, Giuseppe Gaudino e Adriano Pantaleo sono i protagonisti di uno spettacolo che cerca di capire se e in che modo la storia familiare condizioni il destino individuale: un sacrificio quasi messianico, quello di Dodi, il secondo di tre fratelli e motore della storia, diventa un atto di fiducia verso il futuro incerto e nebbioso dell’esistenza e sulla possibilità di una vita che vada oltre la morte.
Lara Sansone porta invece in scena, in prima assoluta, alle 21 nel Cortile della Reggia di Capodimonte, “Diva”, spettacolo ispirato alle lettere di Liliana Castagnola, scritto da Corrado Ardone. Sul palco Gino De Luca, Massimo Peluso, Giorgio Pinto, Ruben Rigillo, Ingrid Sansone, Lara Sansone e Ivano Schiavi ricostruiscono la vita di artista e di donna della Castagnola, diva del Cafè Chantant, il cui amore più grande fu quello per un giovane Antonio de Curtis, in arte Totò. L’indagine condotta ad opera di un maresciallo, ne disegnerà – attraverso le testimonianze di quanti ebbero modo di frequentarla – un profilo basato su cenni storici e cronache del periodo. Lo spettacolo, focalizzato sulla figura della Castagnola, è allo stesso tempo uno sguardo diverso sul Totò uomo, artista ancora agli albori della carriera, che sarebbe poi diventato l’icona che conosciamo oggi. Parte sempre domani mercoledì 16 giugno, il ciclo di “Incontri al Giardino dei Principi” aperti al pubblico, nell’omonimo Giardino (Porta Grande) di Capodimonte, alle 19, che fino al 9 luglio vedrà a confronto artisti, esponenti del mondo accademico e delle istituzioni insieme a personalità impegnate nel miglioramento della società civile, sui nuovi scenari della cultura e sul futuro della nostra comunità. “Migrazioni Teatrali: realtà e immaginario” è il tema del primo dibattito con Francesco Cotticelli e Maria Pia Pagani, Francesco Cotticelli e Maria Pia Pagani, docenti presso il corso di laurea in Discipline della musica e dello spettacolo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’incontro, in collaborazione con il corso di laurea in “Discipline della musica e dello spettacolo” della Federico II, verterà su “Migrazioni teatrali: realtà ed immaginario”, ovvero il viaggio di compagnie e attori, chiamati a raggiungere pubblici sempre diversi e a inventarsi nuovi modi di sopravvivenza, e in particolare, le tournée di successo e le avventure in terra straniera che appartengono alle memorie e le autobiografie degli artisti. Un itinerario irregolare, che attraversa le forme “alte”, rappresentate dai grandi interpreti e dalla dimensione planetaria dei loro trionfi, e le forme “basse” della migrazione teatrale e cinematografica. Laggiù, la sezione di Letteratura a cura di Silvio Perrella e organizzata da Vesuvioteatro.org, continua nella Manifattura della Porcellana di Capodimonte, alle 19, con “Nel gran mare dell’essere”, con Giuseppe Conte, uno tra i più grandi poeti italiani di oggi. Conte (Imperia 1945) è una personalità poliedrica e ricca di risonanze. Viaggiatore, narratore, saggista, i suoi versi sono la sintesi espressiva di mondi diversi, dove l’Oriente e l’Occidente si danno la mano e dove gli dèi riabitano il mondo immergendosi ancora nel gran mare dell’essere. Dopo la prova aperta al pubblico, debutta per la sezione Osservatorio alle 22.30, nel Giardino Paesaggistico di Porta Miano (Porta Miano), “Il mio nome è Cassandra”, scritto, diretto e interpretato da Federica Bognetti, ispirata da Rudolph Steiner, George Steiner, Anton Cechov, Franz Kafka. Un’attrice denuncia lo Stato per violento abbandono e recita la sua ultima parte creando un vaticinio: la sparizione della voce dell’arte. Il progetto pone l’attenzione sul ruolo dell’artista, al cui centro c’è la figura dell’attore-creatore che sviluppa il suo multiforme ruolo. Diventa personaggio che dà voce a parole non sue, griot/tramandatore di storie, colui che tiene in vita le parole, canale con il Creatore. Sacerdote di un rito vivo con un interlocutore vivo, rito che non può esistere se non c’è qualcuno che lo ascolta. “Chi è oggi l’attore? Viene ascoltato? Se la profetessa/griot dimenticherà noi potremo ricordare, tramandare?Se lei sparisse la verità, la bellezza, la creazione sopravvivranno come desiderio nel cuore dell’uomo?”, si legge nelle note di regia.
Alle 18, invece, per il “CTF by-day”, un nuovo appuntamento a Capodimonte: RistoriAMOci con l’Arte, progetto a cura di Antonella Ippolito, con Davide Paciolla e Francesca Morgante, che, attraverso piccole ed estemporanee improvvisazioni, «vuole andare incontro al senso di isolamento e di vuoto generato dal Covid19, grazie al potere taumaturgico del teatro, della musica e della danza – spiega Antonella Ippolito – ricordando sempre che non può esserci guarigione del corpo senza quella dell’anima».