Settecento anni fa, la morte di Dante. Il Sommo Poeta e la sua presenza sulla scena della storia, la poetica, la teologia, la sua azione politica, sia pragmatica che ideologica. Dante, intellettuale a tutto tondo, forse il primo in assoluto capace di analizzare il suo tempo in una visione cristiano-laica che probabilmente potrebbe risultare contradditoria ed ambigua ma che in realtà restituisce l’esatta dimensione del suo pensiero politico, in antitesi col suo tempo e cagione delle sue disavventure personali. E se il De Monarchia è la summa del suo portato politico, il De Vulgari Eloquentia, in latino ma base fondativa e scientifica del Volgare, non è da meno perchè congettura una lingua in grado di unire culturalmente e politicamente l’Italia in quella visione del superamento della frammentazione territoriale e nella consapevolezza della completa indipendenza dell’azione tra Papato e Impero. Ma è nella Commedia che si realizza in modo completo il percorso ideologico del pensiero di Dante, un compendio storico, umano, teologico, linguistico in senso compiuto, c’era anche il precedente di Cielo d’Alcamo, che rappresenta l’elemento portante della nascente letteratura italiana. In uno speciale che andrà in onda questa sera alle 20,30, insieme a Padre Antonino Carillo Guardiano di San Franscesco alla Dogana a Benevento, abbiamo voluto affrontare, nella consapevolezza della fugacità televisiva un argomento vasto e del quel lo stesso religioso anticipa un ciclo di approfondimenti, solo rimandato a causa dell’epidemia in atto. Le tre cantiche chiusse con i celebri versi qui declamati da Padre Carillo
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