Presso il Centro di Cultura “Calabrìa”, in piazza Orsini a Benevento, ha avuto luogo venerdì 14 dicembre il terzo incontro di “Cives. Laboratorio di formazione al bene comune” promosso dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il tema affrontato è stato “La libertà e la dignità dei giovani passa per il lavoro”, incontro che si inserisce nel tema generale della XII edizione dedicata a “Liberi e forti. Cittadini che cooperano per il bene del Paese”.
“Don Sturzo nel suo appello ai liberi e forti poneva al centro il tema della libertà declinandolo sotto vari punti di vista. E oggi tale tema si pone nuovamente in maniera particolare, soprattutto nei confronti dei giovani” ha detto in apertura dell’incontro Ettore Rossi, direttore diocesano dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro. “Questo tema viene calato nella nostra realtà di provincia che possiede allo stesso tempo una percentuale di laureati nella fascia di età 25 – 30 anni tra le più alte a livello nazionale e un’altissima mobilità dei nostri laureati, cioè che vanno via. È necessario, dunque, far crescere le nostre imprese, è necessario introdurre innovazione e mettere a frutto il genius loci delle varie aree del nostro territorio. Il segno della bontà di questo impegno di tutti gli attori locali lo avremo quando i giovani di altri territori verranno a vivere a Benevento: siamo chiamati a dedicare tutti i nostri sforzi affinché i giovani possano avere qui la loro vita felice. Anche come Chiesa locale, attraverso il Progetto “Policoro”, si sono incoraggiati i giovani a mettere a frutto i loro talenti”. Sono intervenuti, come “gesti concreti” del Progetto Policoro della Diocesi di Benevento, Italo Montella per la cooperativa “Bartololongo”, Valentina De Luca per la cooperativa “Kairos” e Fabrizio Palladino per la cooperativa di comunità “Cives Campolattaro” che hanno brevemente raccontato la propria esperienza di lavoro attraverso la nascita di realtà cooperative che coniugano il fare impresa con l’opportunità di poter contribuire a restare sul proprio territorio. E’ dunque intervenuto Don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana, ospite di quest’appuntamento di Cives: “La scelta sul tema del lavoro non va a toccare solo il proprio guadagno ma anche ciò che faccio in questo mondo. Papa Francesco ha ben sintetizzato questo concetto dicendo che quando non si lavora, si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, è la democrazia ad entrare in crisi. La sfida vera diventa, dunque, non solo fare qualcosa, ma scegliere di costruire qualcosa di bello, pensando a chi verrà dopo di noi, per cui la propria esistenza è un contributo al meglio dell’umanità: ciò si può vivere solo se ci si appassiona al proprio lavoro”. “Diventa fondamentale – ha continuato Don Bignami – rafforzare il rapporto tra lavoro e comunità: il lavoro non arriva dalle nuvole, esso è frutto di una comunità in cui le relazioni funzionano. E la crisi del lavoro coincide proprio con la crisi della comunità: un ambiente sterile, infatti, incapace di generare relazioni, è impossibile che generi lavoro. Ma il lavoro deve essere in grado anche di tenere alta la guardia sul tema dell’etica che va declinata su più fronti: un’etica nel lavoro con sguardo al soggetto che lavora; un’etica del lavoro con lo sguardo a ciò che si produce; un’etica sul lavoro con lo sguardo alle condizioni di lavoro e, infine, un’etica per il lavoro, capace di recuperare una cultura della manualità”. “Nell’ottica dei giovani e del lavoro il progetto “Policoro” della Chiesa Italiana è il tentativo di fornire un contributo per capire queste cose, lavorando ad una comunità che diventi tessuto generativo. Il lavoro non è un’attività ma assume una prospettiva vocazionale diventando esperienza di Chiesa in uscita che evangelizza tramite il lavoro”. Rivolgendosi ai giovani presenti, Don Bignami ha concluso dicendo: “Provate a chiedervi se volete sopravvivere o vivere, provate a interrogarvi sul come può la vostra vita rendere migliore il nostro mondo”.