Serdar Degirmencioglu – uno dei 1128 intellettuali di 89 Università del mondo firmatari dell’appello rivolto al Governo turco per chiedere di fermare le operazioni militari in atto nel sud-est del Paese contro la popolazione curda – ha portato il suo contributo alla Biblioteca Provinciale di Corso Garibaldi. Lo spiega nella sua lingua originale, comprensibile grazie alla traduzione simultanea del giornalista turco Murat Cinar che lo segue ovunque.
Il Presidente Erdogan all’indomani del tentato golpe non ha dato tregua al popolo curdo. Quel popolo alla ricerca perenne del proprio Stato, del proprio spazio. Per Serdar “la pacificazione sociale è lontana”.
E nel mondo occidentale dove si cerca ripetutamente l’appoggio oltre che morale, anche fattivo, sembra che si assista ad un lasciar fare dei leader democratici mondiali. Culture liberali, ma anche relativiste. Intanto l’intellettuale turco – costretto all’esilio e da quindici anni a Torino – non si nasconde, sostenendo la mancanza in Italia “di politici forti capaci di attuare una politica ampia”.