“Figlio bianco e biondo, figlio, volto iocondo”. Iacopone da Todi e “Il pianto della Madonna” per affrontare la tematica del legame madre-figlio attraverso la pittura. E quindi da Cimabue a Giotto, da Duccio di Buoninsegna a Leonardo passando per il Beato Angelico e Botticelli e Pontormo e Raffaello. In una parola una sequela di giganti che dal Medioevo al Rinascimento si sono confrontati con l’intento di rendere comprensibile l’arcano, il legame che unisce una madre ad un figlio. Un viaggio multimediale affascinante che Arte Litteram ha intrapreso partendo dal rapporto tra Maria di Nazareth e Gesù, il fil rouge che sostiene la performance affidata ai quattro dicitori Luigi Mauta e Fabiana Peluso, Annarita De Pascale e Pellegrino Varricchio. Sulla falsa riga delle interviste impossibili l’artista, attraverso l’attore, dialoga con il pubblico folto della Sala della ex Biblioteca Pacca dell’Archivio di Stato. Un escamotage riuscito per avvicinare “teatralmente” l’arte, dominus assoluto dell’esperimento, alla platea, l’arte che “spiega” il sacro e lo rende intelligibile a tutti. Arte Litteram non è nuova a questo genere di cose e insieme alla sensibilità dell’Archivio di Stato si produce ormai da tempo nel non facile compito di divulgare temi alti nella loro complessità con estrema leggerezza e capacità di comunicazione. In definitiva è l’esempio di come ci si può addentrare in qualcosa che si ritiene di nicchia e che resta di nicchia, si intenda, con la consapevolezza di attrarre un’attenzione sempre maggiore. E quindi lode ad Arte Litteram e a chi come l’Archivio di Stato, il Club Unesco di Benevento e il Fatebenefratelli crede in questo genere di proposte.