“La vera giustizia sarebbe stata vedere che dalla tragedia si era imparato qualcosa. Ma la morte di 40 persone non ha insegnato nulla”. A dirlo è Maria Loffredo, che nella strage del viadotto Acqualonga del 28 luglio 2013 perse la madre, e oggi – all’indomani della sentenza definitiva della Cassazione – esprime tutta la sua amarezza per le condanne ritenute troppo lievi.
In un’intervista all’Adnkronos, Loffredo affida il suo sfogo a parole profonde:
“Pochi anni dopo quella tragedia, è crollato il ponte Morandi, ancora sotto la gestione della stessa compagnia autostradale. Questo dimostra che non è cambiato nulla. La vera giustizia doveva avvenire subito, invece ci siamo ritrovati – nel momento più fragile – davanti ad accordi frettolosi e risarcimenti irrisori, solo per impedirci di chiedere pene più severe con lucidità e consapevolezza.”
Il dolore dei familiari delle vittime non si è mai spento, e anzi oggi torna a farsi più vivo:
“Nel mio concetto di giustizia – aggiunge – chi sbaglia deve riconoscere le proprie colpe e prendersi cura di chi è rimasto. Invece viviamo in un sistema dove si cercano scorciatoie, dove chi ha potere elude le responsabilità. E mentre loro sconteranno qualche anno – o forse no – noi restiamo condannati a un ergastolo. Quello del dolore, dei ricordi, dei rimpianti. Un ergastolo senza sconti di pena”.